Your Love Saved Me

Fanfiction su "The Vampire Diaries"

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  1. ElenaDobrevSomerhalder
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    Questa fanfiction l'ho iniziata nel 2012, ma è ancora incompleta perché in pratica non mi piace come la sto scrivendo. So già come deve andare, ho praticamente tutta una scaletta già fatta, ma non riesco a scriverla come vorrei. Mi sembra scarna e scritta male. Il primo capitolo ho iniziato a revisionarlo e praticamente l'ho stravolto. Per ora vi lascio la prima versione. ;)
    Ditemi che ne pensate magari :)

    Fandom: The Vampire Diaries.

    Timeline: all'inizio della 5a stagione, che cronologicamente dovrebbe corrispondere alla fine dell'estate prima del primo anno del college.

    Prefazione: ²  Fino alla fine della terza stagione succede tutto come nella serie TV.
    Nella quarta serie Elena vive dai Salvatore e viene aiutata da Stefan, Damon e Caroline nella sua trasformazione, senza non poche discussioni tra i tre su quale sia la “dieta migliore” per lei. Alla fine, dopo vari tentativi (alcuni andati non proprio al meglio anche se senza vittime umane), impara a controllare la sua sete con l'aiuto di Damon che la convince a cibarsi con le sacche di sangue: non uccidendo nessuno si nutre come dovrebbe per la sua natura e non rischia di perdere il controllo come invece è successo a Stefan.
    Nel frattempo Elena sta insieme a Stefan, ma sente qualcosa di troppo forte per Damon per poter continuare a far finta di niente e stare con il fratello, quindi dopo varie indecisioni lo lascia e decide di approfondire e capire i sentimenti che ha per Damon. Quando lei dichiara a Damon le sue intenzioni e che vuole capire meglio quello che prova, gli rivela anche che ricorda entrambi i discorsi che le ha fatto dimenticare quando era ancora un'umana.
    Stefan dopo un periodo di resa in cui frequenta spesso il Mystic Grill per affogare il dispiacere della perdita di Elena nell'alcol, inizia a flirtare con Meredith che frequenta il locale per “superare” la perdita di Alaric e del suo lavoro. Alla fine iniziano una storia, ma non diventa niente di serio come invece era con Elena.
    Damon ed Elena stanno alla grande insieme, finalmente si divertono, si amano (sì, in tutti i sensi che potete immaginare xD), si supportano, e sono felici l'uno accanto all'altro, ma Elena andando verso la fine della stagione si sente sempre più in colpa per Stefan, e avendo ora tanto tempo davanti (paletti di legno permettendo) alla festa di diploma decide di lasciar perdere entrambi per un po' di tempo in modo da rendersi davvero conto di chi è quello giusto per lei.
    [Mi odio anche io per questa scelta, ma deve andare così per il momento, c'è un motivo se porto la storia in questa direzione. Ma il Delena non finisce qui, tranquille ;) ]
    Bonnie sta con Jamie, ed Abby torna da loro, ma decidono entrambi di andarsene appena finisce la scuola nella vecchia casa dove stavano prima che Bonnie li cercasse, e Jamie dice a Bonnie che è giusto che conosca persone nuove mentre è al college, visto che lui non può seguirla.
    Klaus, dopo il caos che ha creato impossessandosi del corpo di Tyler, ne ha pagato le conseguenze soprattutto da parte di Caroline, ma alla fine è riuscito a conquistarla e a far capire a tutti che non è più una minaccia ora che è lui è al sicuro e non ha più motivi per ricattare nessuno, in particolare Elena.
    Rebekah è stata allontanata da tutti all'inizio della stagione per colpa dell'incidente che ha causato ad Elena e Matt, ma proprio lui, prima di tutti gli altri, la perdona per quel che ha fatto, dopo che lei gli chiede diverse volte scusa (soprattutto per non aver pensato che c'era anche lui su quel furgoncino oltre ad Elena che era il suo obiettivo) e dopo aver ripensato a come si è sentito quando ha perso sua sorella Vicki. Per Rebekah dev'esser stato ancora peggio, perché ha perso il suo unico riferimento da mille anni. Matt poi si rende conto che, nonostante sia un'Originale, Rebekah è prima di tutto una ragazza che non ha mai vissuto l'adolescenza, e desidera le stesse cose che desiderano le ragazze della sua “età”. I due così si avvicinano sempre di più, fino a che scocca la scintilla.
    Klaus è il secondo a riavvicinarsi a Rebekah, quando si accorge di come vanno le cose tra lei e Matt, e dopo essersi chiariti decidono di rimanere uniti come una vera famiglia, anche con Elijah e Kol sebbene questi ultimi non siano a Mystic Falls con loro.
    Tyler esce con diverse ragazze della scuola, soprattutto con le cheerleader. Secondo lui ora che ha perso Caroline ha tutto il tempo di trovare l'anima gemella senza fretta, quindi nel frattempo si diverte.
    Il Consiglio, dopo aver sospeso dagli incarichi lo sceriffo Forbes e il sindaco Lockwood, convoca in città due cacciatori di vampiri e affida loro i due incarichi rimasti scoperti. I due creano molti problemi a Tyler e Caroline, e a tutti gli altri dopo averli scoperti. Per diverse volte tutti rischiano di essere impalettati dai due cacciatori, che sono dotati di marchingegni di alto livello nello sterminio dei vampiri (vedasi aggeggi tipo il macchinario dello zio John alla fine della prima serie), ma alla fine riescono ad ucciderli e a soggiogare il resto dei membri del Consiglio potendo continuare a vivere tutti a Mystic Falls fino alla fine della scuola.





    Goodbye Mystic Falls!

    A Mystic Falls era tempo di cambiamenti per i ragazzi che due mesi prima avevano finito di frequentare la Mystic Falls High School. Ognuno di loro aveva scelto un college dove andare, oppure si era messo alla ricerca di un lavoro.

    Proprio per questo a casa Salvatore era stata organizzata una festa abbastanza riservata, i partecipanti erano infatti solo undici: Elena, Jeremy, Caroline, Bonnie, Meredith, Tyler, Matt, Klaus, Rebekah, e ovviamente Damon e Stefan.
    Era arrivato il momento di salutarsi per loro, infatti le loro strade si sarebbero divise nel giro di qualche giorno. Avevano lasciato decidere agli unici umani del gruppo, Bonnie e Matt, quale college fare. In fondo per loro sarebbe stata l'unica occasione di frequentarne uno, mentre tutti gli altri essendo vampiri avrebbero dovuto rifarlo diverse volte durante la loro lunga esistenza.
    Così Matt e Rebekah scelsero un college sportivo in California, e Tyler e Klaus decisero di andare con loro, ma Klaus sarebbe stato l'unico a non andare al college. Infatti aveva scelto di andare con loro per la sola intenzione di tenere d'occhio e proteggere sua sorella, ma ogni weekend l'avrebbe passato con la sua Caroline, che aveva invece deciso di seguire la sua amica Bonnie alla Duke insieme ad Elena, e ovviamente con i fratelli Salvatore, che avevano intenzione di seguire la doppelganger ovunque sarebbe andata. Stefan sarebbe stato l'unico a non frequentare il college, mentre Damon aveva scelto una facoltà diversa dalle ragazze: medicina. Quando l'avevano saputo Elena, Stefan e gli altri avevano dato di matto. «Prendetela come una sfida personale!» aveva risposto loro Damon, risoluto e al tempo stesso ironico.
    Jeremy invece sarebbe rimasto a casa, con Meredith come tutrice finché non avesse raggiunto la maggiore età, e se mai avesse avuto bisogno della sorella lei l'avrebbe raggiunto subito, in un modo o nell'altro. «Dopotutto Durham è a 3 ore da Mystic Falls, fratellino. Non vado dall'altra parte del mondo.» aveva detto dolcemente Elena a Jeremy.

    La festa stava procedendo alla grande, erano tutti nell'immenso salone con la musica a tutto volume e bicchieri di alcol o sacche di sangue a portata di mano. Stavano tutti ballando scatenati, c'era la canzone del momento, e nell'aria si respiravano allegria e spensieratezza. Poi partì una canzone più tranquilla e lenta, “Summertime Sadness” di Lana Del Rey ¹, e la stanza quasi si svuotò, poi si formò qualche coppia: Klaus invitò galantemente Caroline come suo solito; Matt si avvicinò sorridente a Rebekah, la prese per mano e quando raggiunsero il centro della stanza la baciò e poi cominciarono a ballare viso a viso; Jeremy raggiunse Bonnie e ballarono insieme in memoria dei vecchi tempi passati assieme e in augurio di un futuro migliore per entrambi; i fratelli Salvatore si lanciarono un'occhiata, e quando Stefan si girò verso Tyler e Meredith che stavano chiacchierando a lato della stanza con un bicchiere in mano, Damon si avvicinò ad Elena.
    «Ormai ti sei rassegnata al fatto che ad ogni festa balleremo insieme, vero?» le disse ironicamente porgendole la mano.
    Elena sorrise e poggiò la sua mano su quella di Damon, e si misero a ballare al centro della sala abbracciati.
    «Tu e tuo fratello siete ancora sicuri di voler venire con me, Bonnie e Caroline?» chiese Elena a Damon, mentre stavano ancora ballando abbracciati.
    «Perché non dovremmo? Tuo fratello qua ormai è al sicuro, vivrà solo con Meredith quindi vampiri per casa non ne avrà, il suo anello è sempre al suo posto e anche se dovesse succedere qualcosa saremmo qui in poco tempo. Certo, lo sai che non vado matto per la streghetta, ma dopo aver vissuto con te e Stefan sotto lo stesso tetto quando stavate ancora insieme, credo di poter vivere con chiunque!» le rispose Damon con un pizzico di ironia.
    Elena si strinse a Damon, sospirando. Mille pensieri avevano riempito la sua mente alle parole di Damon riguardo Stefan.
    «Mi spiace.» sussurrò Elena dopo qualche istante di imbarazzante silenzio.
    Damon si staccò leggermente dalla stretta per guardarla negli occhi, e vide che erano lucidi.
    «Ehi, tranquilla! Ti spiace per cosa?» le disse Damon cercando di tranquillizzarla carezzandole le spalle.
    «Per te. Ti ho ferito e lo so, è inutile che lo neghi.» gli rispose a testa bassa Elena, poi lo guardò negli occhi: «Però voglio che tu sappia che io con te sono stata benissimo, con te ho vissuto molti dei momenti più belli della mia vita, e mi hai fatto scoprire lati di te che ancora non conoscevo. Mi hai sempre sorpresa, in modo positivo, e con Stefan non mi succedeva spesso. Però non capisco, c'è qualcosa in me che comunque non mi rende felice, ogni volta che sto con uno di voi mi sento in colpa per l'altro, ed è così assurdo!» finì sincera.
    Damon la strinse forte a sé, e le sussurrò nell'orecchio: «Elena, io sono molto felice invece. Ho avuto la mia occasione, e ho fatto tutto quel che potevo. Sono stato come in paradiso con te, e non cambierei nessuno di quei momenti con nient'altro. Ma se tu ti senti così non è colpa di nessuno, tanto meno tua. Devi solo vivere e vedrai che un giorno la riposta arriverà. Ti renderai conto di chi ami veramente. E se non sarò io, sarò comunque contento per mio fratello. Non te ne farò una colpa, stanne pur certa».
    Elena si strinse ancora di più a lui e continuarono a danzare così, stretti stretti.

    Klaus e Caroline erano appena distanti da loro, e stavano danzando molto elegantemente, all'uso di Klaus che doveva sempre distinguersi per il suo essere un vero gentleman in questi casi.
    «My Darling, ti ricordi la promessa che ci siamo fatti, vero?» disse soavemente Klaus a Caroline.
    Caroline abbassò il volto, e poi gli rispose: «Sì, certo che me la ricordo tesoro. Anche se è triste. Io vorrei tanto girare il mondo, sola con te, fin da subito. Ma ancora non riesco a scacciare dalla testa il pensiero che se lo facessi, un giorno mi pentirei di non aver passato abbastanza tempo con i miei amici, ad esempio Bonnie. Voglio almeno vederla tranquilla e felice, mentre vive una vita il più normale possibile tra qualche anno, magari con un marito e qualche figlio, poi potremo anche iniziare la nostra vita insieme, per sempre.».
    «Lo sai che per me non è un problema, Sweetheart. Abbiamo un'infinità di tempo davanti, tutto per noi. Dopo tutto io già mi sento in colpa per aver negato a Rebekah un'esistenza il più normale possibile, e ora desidero solo che abbia questa opportunità, come tu lo desideri per Bonnie. Sono dispiaciuto anche io, che potrei seguirti, ma voglio essere sicuro che Rebekah stia bene, soprattutto con quel Matt! Secondo me la vuole solo perché lo può proteggere.» finì Klaus con disprezzo.
    «Oh, andiamo! Matt non lo farebbe mai. Ti devo ricordare perché tra me e lui è finita? Lui non voleva una fidanzata-vampira, eppure ora sta con Rebekah. Credimi, secondo me è proprio cotto, e non è l'unico a quanto pare!» disse beatamente Caroline, indicando a Klaus col capo Matt e Rebekah che danzavano guardandosi dolcemente negli occhi con dei sorrisi smaglianti.
    «Bah, io non mi fido lo stesso.» rispose con una smorfia Klaus, poi prese il viso di Caroline tra le mani, e carezzandole le guance le sussurrò: «Ma mi fido di te. Ci aspetteremo come abbiamo deciso. Vedrai che non sarà così difficile. Riuscirai a resistere cinque giorni a settimana senza di me, mia cara?».
    Caroline gli sorrise, poggiò le sue mani sul collo di Klaus e gli sussurrò stuzzicandolo: «Mmmh.... Sarà difficile stare tutto quel tempo senza di te. Chi mi tratterà da principessa mentre tu non ci sei?».
    «Credimi, My Darling, nei weekend recupereremo tutto quello che ci siam persi durante la settimana. Ti do la mia parola.» le rispose Klaus con un sorrisetto, e dopo essersi guardati negli occhi con dolcezza e una punta di desiderio si baciarono, continuando a ballare.

    La festa continuò allegramente: Stefan si mise al pc a scegliere solo canzoni movimentate, non era dell'umore per sentire delle canzoni lente.
    Tutti iniziarono a bere un po' più del necessario, e alla fine cominciarono a ballare anche sui tavolini. Damon iniziò ad improvvisare uno spogliarello, sotto lo sguardo divertito di Elena e Bonnie che ormai erano più che brille, e sfidò gli altri ragazzi del gruppo a fare meglio di lui. Il primo che non attese un altro cenno di sfida fu Tyler: si piazzò affianco a Damon, cercando di oscurare la sua presenza, ma non ebbe grandi risultati. Così Rebekah suggerì a Matt di far vedere chi fosse il migliore, e per farsi bello davanti a lei, ma con non poco imbarazzo, Matt seguì il suo consiglio. Ma non stette molto sul tavolino a far lo spogliarello, perché quando si levò sensualmente la maglietta Rebekah lo rapì letteralmente e se ne andarono a casa di Matt a passare la nottata insieme.
    Klaus non si abbassò a quei livelli, stette su un altro divano con Caroline a godersi la scena ridacchiando per la ridicolezza di quel momento, mentre Stefan rimase in un angolo a chiacchierare con Meredith, avevano qualche questione in sospeso. Poi Stefan si rassegnò all'idea che quell'atmosfera non faceva né per lui né per Meredith, così insieme decisero di andare a farsi una passeggiata tranquilla in città.
    Dopo un po' anche Klaus e Caroline desiderarono un po' di tranquillità e se ne andarono a casa di Klaus, mentre Jeremy e Tyler decisero che era ora di accompagnare a casa Bonnie prima di dovercela portare in braccio.
    In casa Salvatore rimasero solo Damon, Elena e un disordine colossale. Lei cominciò a disfarsi delle decine di bicchieri di plastica che trovava in giro, ovunque: sui tavolini, nelle librerie, sul caminetto spento, perfino sotto il divano. Damon invece si curò di mettere a posto tutti gli alcolici avanzati e di ripulire per terra. Dopo qualche minuto di lavoro a velocità vampiresca il salone era come prima della festa, e Damon ed Elena si accomodarono sul divano. Elena improvvisamente di accoccolò accanto a Damon, e lui ne rimase sorpreso.
    «Tutto ok, Elena?» le chiese.
    «Sì, sì, tutto ok. Ho solo bisogno....di te.» gli rispose stringendolo un po' più stretto a sé.
    «Sono qui, Elena, lo sai.» le disse dolcemente Damon, poggiando la mano su quella di Elena che gli stringeva il petto.
    «Lo so, Damon, ma non hai capito cosa intendo. Ho bisogno di te.....che tu stia con me stanotte.....come se non avessi preso quella stupida decisione alla cerimonia del diploma.» replicò Elena, mentre cominciava a baciargli il collo, e si avvicinava sempre di più alle labbra di Damon.
    Lui avrebbe voluto baciarla più di qualsiasi altra cosa, ma sapeva che non sarebbe stato corretto.
    «Elena, sei ubriaca. È meglio che tu vada a riposare ora.» le disse più freddo che potesse, sebbene non gli riuscì molto bene nascondere l'eccitazione e la voglia che aveva di lei.
    «Cosa? No...Damon....io non sono ubriaca....e anche se lo fossi....io volevo chiedertelo già prima della festa.» disse lei, ma Damon alzò un sopracciglio in un accenno di diffidenza, e cercò di allontanarla da lui. Elena non si fece smuovere, e anzi, gli si mise sopra a cavalcioni e gli sussurrò: «Ti giuro che è vero. Ti prego, Damon. Ti prego. Ho bisogno di stare ancora con te, prima di lasciare Mystic Falls».
    «E dopo?» le chiese Damon togliendole una ciocca da davanti al viso, quasi cedendo alla tentazione.
    «E dopo dovremo vivere come degli amici, dei coinquilini. Me lo sono promessa. Almeno per un anno dovrà essere così, sia con te che con Stefan. Ma adesso, davvero, ho bisogno di passare questo momento con te, come quando siamo stati insieme fino a qualche settimana fa. Voglio essere ancora tua, voglio che tu sia ancora mio, almeno per una volta.» disse Elena piena di desiderio, e Damon a quelle parole dette in quel modo non riuscì a resistere.
    «Io sarò sempre tuo.» sussurrò sensualmente Damon guardando Elena negli occhi nocciola.
    Cominciarono a baciarsi avidamente su quel divano, con una foga incontenibile, e finirono per fare l'amore per tutta la notte, in tutta la casa.



    Il grande giorno della partenza era arrivato. Matt, Rebekah, Klaus e Tyler erano già partiti qualche ora prima per la California, ed ora toccava a Bonnie, Caroline, Elena e i fratelli Salvatore mettersi in viaggio. Salutarono Meredith e Jeremy, al quale Elena fece un mucchio di raccomandazioni, e poi salirono sull'auto di Damon, seguiti da un furgoncino colmo della loro roba per il trasloco.
    Dopo qualche ora arrivarono a Durham. L'auto rallentò sulla Bennett Memorial Road, e Bonnie guardò storto Damon: «Stai scherzando, vero?».
    «Che male c'è? A me piacerebbe avere una strada titolata a mio nome. A te no?» rispose beffardo lui.
    «No, niente affatto! Sai, non sono egocentrica come te!» rispose Bonnie, e tutti gli altri in macchina scoppiarono a ridere per il ridicolo battibecco.
    L'auto imboccò un vialetto alberato stretto e breve, e quando arrivarono a destinazione tutti rimasero sorpresi da ciò che si trovavano davanti, tranne Damon. Era stato proprio lui a scegliere “l'appartamento” nel quale avrebbero dovuto convivere tutti assieme, ma gli altri non avrebbero mai pensato che potesse scovare un grande loft di recente costruzione, con tanto di immenso giardino attorno! Entrarono dentro il loft e rimasero stupiti dall'ariosità e luminosità dell'ambiente: al piano terra c'era un vasto open space costituito da salotto, soggiorno e zona studio nella parte antistante l'entrata, seguito da due scalinate perpendicolari ad essa. Affianco alle scalinate, due porte collegavano a una grande cucina e a un ampio bagno con tanto di vasca idromassaggio, e tra di essi vi era il garage, che si sarebbe riempito presto con le auto di Caroline, Bonnie ed Elena, in quanto sarebbero arrivate a giorni da Mystic Falls. Ogni scalinata portava a una zona notte con tre stanze da letto ciascuna e un piccolo bagno. Damon l'aveva scelto probabilmente per questo: le ragazze sarebbero state quindi in una delle due zone notte, mentre lui e suo fratello nell'altra, così ognuno avrebbe potuto godere della propria privacy pur vivendo sotto lo stesso tetto.
    Le ragazze, estasiate, iniziarono ad esaminare le stanze, tutte con mobili moderni in tinte chiare, e si resero conto che solo una stanza, quella in fondo al corridoio, aveva un letto matrimoniale, mentre nelle altre due c'erano letti a una piazza e mezzo.
    «Non vorrei sembrare egocentrica, ma in questo momento credo che spetti a me appropriarmi della camera col lettone!» disse quasi alzandosi da terra Caroline, mentre probabilmente s'immaginava il suo Klaus.
    «Care, sei sempre la solita!» la sgridò bonariamente Bonnie.
    «Dai Caroline per questa volta ti concediamo quest'onore, contenta? E poi io mi sento più tranquilla con un letto su misura, anziché nuotarci dentro!» disse ridacchiando Elena.
    E una scena simile successe tra i ragazzi: Damon e Stefan si avviarono nella loro zona notte, e anche lì solo una delle tre camere aveva il letto matrimoniale.
    «Fratellino, io sono il figlio più grande quindi il letto più grande spetta a me.» disse altezzosamente Damon.
    Stefan scosse la testa con un sorrisetto stampato in faccia, e gli fece cenno di accomodarsi nella stanza prescelta alzando le sopracciglia. Dopotutto a lui non importava un bel niente di quale letto avesse in camera.
    Per tutto il pomeriggio si dettero da fare per sistemare il loft e mettere a posto ognuno le proprie cose che si erano portati da Mystic Falls, tra cui l'unico mobilio che era un frigorifero a pozzo pieno di sacche di sangue. Bonnie sistemò nel garage i suoi numerosi Grimori, Caroline svuotava l'immensa valigia piena di vestiti di ogni genere nell'armadio, Elena decorava la stanza con numerosi portafoto in cui era ritratta con la sua famiglia. I quattro vampiri fecero uno spuntino, e dopo essersi accorti che il frigorifero della cucina era vuoto decisero di accompagnare tutti insieme Bonnie a mangiare fuori, scusandosi della svista e promettendole che l'indomani le avrebbero fatto la spesa con tutto il necessario per gli umani.
     



    Se qualcuno volesse continuare la lettura subito, i capitoli seguenti sono QUI

    Edited by ElenaDobrevSomerhalder - 9/8/2016, 17:49
     
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  2. dafne granger
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    prometto che appena ho qualche minuto di tempo lo leggo ... mi ha incuriosito sin dalla tua presentazione sul forum
    a presto :;)
     
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  3. ElenaDobrevSomerhalder
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    Grazie! Quando lo leggi fammi sapere che ne pensi ;)
    Intanto posto il secondo capitolo!

    Primo giorno al college!

    Per Elena, Bonnie e Caroline era arrivato il momento di iniziare l'università. Erano sia eccitate che intimorite per questo, soprattutto Bonnie, forse perché Elena e Caroline non ci davano molto peso: avrebbero dovuto rifare tutto questo all'infinito.
    Damon e Stefan le avevano accompagnate fino al parcheggio, poi avevano deciso di fare un giro per l'ateneo per controllare la situazione. Sapevano che, essendo loro due vampire ed una strega, si sarebbero difese benissimo da sole, ma il loro bisogno di proteggere Elena e le sue amiche era più forte di qualsiasi altra cosa. Dopo essersi accertati che fosse tutto regolare, se ne tornarono a casa: Damon avrebbe iniziato una settimana dopo perché le aule di medicina erano ancora in ristrutturazione.
    Le tre ragazze si recarono nell'aula dove si sarebbe svolta la loro prima lezione, e iniziarono a cercare tre posti vicini. Dopotutto avevano scelto di andare nella stessa facoltà della stessa università proprio per stare sempre insieme! I posti liberi erano ormai pochi, ma ne trovarono tre vicini nella quinta fila, accanto ad una ragazza castana con dei grandi occhi verdi.
    «Scusa, questi posti sono occupati?» le chiese cortesemente Elena.
    «No no, sono liberi!» rispose timida la ragazza. Non sembrava molto a suo agio.
    Elena si accomodò nel posto accanto alla ragazza, seguita da Caroline e Bonnie che si sedettero nei due posti successivi.
    «Comunque piacere, mi chiamo Elena, e loro sono Caroline e Bonnie.» esordì Elena, indicando poi le due amiche al suo fianco che fecero un cenno di saluto rivolto alla ragazza castana.
    «Piacere mio, mi chiamo Alyssa.» rispose con uno strano accento la ragazza, che sembrava non saper cosa fare. Per sua fortuna arrivò il docente in aula e iniziò a fare l'appello.
    Quando arrivò a “Ferrari” Alyssa rispose con un sonoro «Presente!» e Caroline si voltò a guardarla sorpresa: «Ferrari?! Come le auto?» le chiese sottovoce.
    Alyssa annuì. Intanto il docente era arrivato a “Forbes”.
    «Quindi non sei Americana suppongo.....» disse Caroline ad Alyssa, non curandosi del docente che l'aveva chiamata all'appello.
    «No, vengo dall'Italia.» le rispose Alyssa, mentre Bonnie tirava una gomitata a Caroline per avvertirla della situazione.
    «Per l'ultima volta: Forbes?» urlò il docente, serio come da quando era entrato nell'aula ma visibilmente spazientito.
    «Presente!» rispose imbarazzata Caroline, dopo essersi accorta della situazione in cui si era cacciata. Non rispondere all'appello per distrazione il primo giorno dell'università non ha mai fatto fare una buona prima impressione a nessuno.
    «Forse è meglio se non pensi ad automobili o paesi lontani mentre sei qui, Care....» la richiamò  Bonnie e ridacchiarono sommessamente tutte e tre. L'avevano cominciata proprio bene l'università!

    Il primo giorno di università passò in fretta, e così anche gli altri di quella settimana. In aula si concedettero poche chiacchiere dopo la figuraccia di Caroline, ma strinsero amicizia con Alyssa, tanto che ormai alla fine delle lezioni uscivano dall'ateneo sempre insieme. A parte un po' di timidezza all'inizio, le ragazze avevano scoperto che Alyssa era simpatica e gentile.
    «Hey Alyssa, tu che fai durante questo weekend? Se non hai impegni mi chiedevo se ti va di venire da noi...studiamo un po' e poi passiamo il resto del pomeriggio a svagarci. Troveremo sicuramente qualcosa di divertente da fare!» chiese Elena ad Alyssa, all'uscita dell'ultima lezione della settimana.
    «Beh, non credo di avere impegni, quindi....perché no?» rispose Alyssa con un gran sorriso.
    «Fantastico! Allora ci vediamo domani alle 15?» chiese Elena entusiasta.
    «Sì, va benissimo!» rispose Alyssa.
    «Ok, allora facciamo alle 15! Noi abitiamo in Bennett Memorial Road, 5.» disse Elena, e quando Alyssa sentì il nome della via si voltò verso Bonnie, che la guardò scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.
    «Io non c'entro nulla, è stata un'idea di Damon.» disse rassegnata la strega.
    «Damon? E chi è?!» chiese curiosa Alyssa.
    «Oh, lo conoscerai quando verrai da noi...Non hai idea di che onore sia fare la sua conoscenza!» rispose ironica Caroline.
    Bonnie e Alyssa risero assieme a lei, ma Elena le interruppe riportando l'attenzione sul weekend: «Beh comunque, Damon a parte, sappi che l'appartamento dalla strada non si vede, ma quando arrivi ad una zona in cui a lato della strada è pieno zeppo di alberi e vedi una stradina lì in mezzo, imboccala e arriverai al nostro appartamento.» disse seccamente Elena ad Alyssa, che rimase sorpresa dal cambiamento di umore dell'amica, e si salutarono.

    Il giorno dopo le ragazze si erano date da fare tutto il mattino per pulire e riordinare casa ed erano andate a fare la spesa per il pomeriggio con Alyssa e per la settimana a venire. Erano riuscite a riempire il frigorifero e gli armadietti della cucina di qualsiasi schifezza possibile, come patatine, merendine piene di cioccolata, gelati a vari gusti, marshmallow, ma per fortuna avevano fatto scorta anche di verdure e frutta, per il bene di Bonnie. Lei si era poi preparata il pranzo, mentre gli altri si saziavano con le sacche prima dell'arrivo di Alyssa. Non volevano correre nemmeno il minimo rischio di farsi scoprire, per nessuna ragione. 
    L'orologio segnava le 14.20, e le ragazze iniziarono a preparare la cucina: portarono tutti i libri che sarebbero serviti e li misero sul tavolo, dove avrebbero poi studiato, poi presero un altro tavolo dall'open space e ci misero sopra trucchi, smalti, giornalini di gossip e di enigmistica, e per finire qualche gioco di società. Avevano optato per un pomeriggio a tema: “Cose da ragazze”. Con tutto quello che era successo a Mystic Falls negli anni precedenti non avevano avuto molto tempo per queste cose a cui invece tutte le altre ragazze della loro età si erano dedicate spesso, così presero al volo l'occasione per recuperare tutto quello che si erano perse.
    Ad Elena venne poi in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft per abbellire un po' l'ambiente, che poteva sembrare troppo freddo e distaccato altrimenti.
    Quando ne raccolse una busta piena, che poi avrebbe diviso in diversi vasi sparsi per il loft, si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
    «Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
    «Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
    «Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
    Elena e Damon ora si stavano guardando negli occhi, col respiro sospeso. Elena non sapeva cosa fare: una parte di lei avrebbe voluto saltargli in braccio e baciarlo con tutta la passione che aveva in corpo, come aveva fatto fino a qualche mese prima, mentre un'altra parte, molto più razionale e imparziale, le diceva che aveva fatto una promessa e doveva mantenerla, per il suo bene e quello dei fratelli Salvatore. Abbassò lo sguardo e scosse la testa.
    «Damon, non possiamo andare avanti così. Ricordi quello che ti ho detto la notte della festa?» mormorò Elena, alzando gli occhi su quelli di Damon alla fine della frase.
    «Beh calcolando quanto avevo bevuto e quello che abbiamo fatto dopo, me lo ricordo fin troppo bene.» disse Damon col suo sorrisetto beffardo.
    «Parlavo sul serio. E parlo sul serio anche adesso: dobbiamo comportarci diversamente, soprattutto quando la settimana prossima ci vedremo anche all'università. Non possiamo sempre stuzzicarci. Non PUOI sempre stuzzicarMI. Mi sono promessa che avremmo dovuto vivere come dei semplici coinquilini, magari amici, ma niente di più. E voglio che sia così davvero.» disse Elena, mentre i suoi occhi si facevano lucidi.
    Damon chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Forse aveva ragione Elena, avrebbero dovuto comportarsi da amici, ma come potevano riuscirci davvero per un anno intero? Damon non ce l'avrebbe mai fatta, il desiderio di tornare a quei mesi in cui tutto era perfetto era troppo forte. Voleva davvero, con tutto se stesso, tornare ai momenti in cui passeggiavano tranquilli, si baciavano ovunque, dormivano insieme, e soprattutto Elena sorrideva sempre: bastava che Damon le parlasse, o solo la guardasse, per ricevere in cambio uno dei suoi meravigliosi e preziosi sorrisi. Ma Damon, in fondo, sapeva che probabilmente tutto questo non sarebbe accaduto mai più. Doveva tenersi stretti quei ricordi e andare avanti, come aveva fatto con Katherine anche se non era niente in confronto ad Elena.
    Quando Damon riaprì gli occhi la sua espressione era cambiata: ora era freddo come il ghiaccio.
    «Va bene, Elena, farò come vuoi. Se non ti basta, farò finta di non conoscerti quando siamo all'università. Ma ricorda che dovrai fingere anche tu.» rispose Damon, avvicinandosi ad Elena, troppo perché lei riuscisse a sopportarlo. In quel momento fu grata di essere una vampira, altrimenti il suo cuore avrebbe perso un colpo e le sue guance sarebbero avvampate. Non poteva dimostrare tutto questo a Damon, non poteva dargli speranze, non poteva infrangere la promessa. Doveva provarci sul serio. Solo un anno. Sarebbe passato in fretta.
    «Me lo ricorderò.» disse solennemente. Per qualche giorno avrebbe sicuramente evitato di aggirarsi per il giardino.
    Quando si voltò in direzione del vialetto e vide Alyssa che le stava venendo incontro le sfuggì un'imprecazione nella sua mente. Aveva sentito tutto quello che si erano detti? O era appena arrivata e non si era accorta di nulla? Elena le andò incontro, seguita da Damon.
    «Ciao Elena! Scusami, forse sono in anticipo, ma temevo di avere difficoltà a trovarvi, da come mi avevi descritto l'appartamento!» disse con leggero imbarazzo Alyssa. Elena pensò che probabilmente aveva sentito tutto ma era indecisa se interromperli o meno. Beh, ci avevano pensato da soli ad interrompersi, per fortuna.
    «Ciao Alyssa! Non preoccuparti, ti stavamo aspettando! Vieni, entriamo.» le disse Elena con l'intenzione di andare dentro, ma Damon la fermò.
    «Elena, come sei maleducata!» la sgridò ironicamente, poi si rivolse ad Alyssa, sfoderando il suo sorriso più sexy: «Perdonala... Mi presento, io sono Damon. Molto lieto di conoscerti». Le prese la mano e la baciò dolcemente, mentre la guardava negli occhi. L'intenzione di Damon era infastidire Elena dopo le parole che gli aveva riservato poco prima, e a quanto pare ci era riuscito: la vampira lo stava guardando di sbieco, con lo sguardo furente.
    «Piacere mio...» mormorò imbarazzata Alyssa, e dopo qualche istante in cui si riprese dall'imbarazzo aggiunse: «Quindi sei tu Damon... Quello che ha scelto la via con lo stesso nome di Bonnie. Posso dirti che è stata un'idea proprio unica?» concluse con una lieve risata.
    «Oh, grazie, lo so. Ma non tutti la pensano come te.» le rispose Damon ridendo assieme a lei e mettendosi la mano a lato della bocca sull'ultima frase, come a far finta di non volersi far sentire da Elena. Alyssa gli stava già simpatica. Avrebbe voluto divertirsi ancora un po', ma non voleva che Elena poi se la prendesse con lei.
    «Bellissime, scusatemi ma vi saluto adesso. Avrei da fare. È stato un piacere conoscerti, Alyssa.» disse Damon chinando la testa, poi si voltò e se ne andò senza aspettare una risposta.

    Le ragazze si misero subito a studiare, e dopo un paio d'ore ebbero finito tutto. Si misero così attorno all'altro tavolo e cominciarono a darsi da fare con gli smalti: decisero di scegliere ognuna un colore, perciò Elena ne prese uno blu elettrico metallizzato, Caroline, che era indecisa tra l'azzurro e il rosa, alla fine scelse quello azzurro, Bonnie invece optò per un rosso fuoco ed Alyssa scelse uno dei suoi colori preferiti, ovvero il lilla. Elena mise lo smalto ad Alyssa mentre Bonnie lo metteva a Caroline, poi fecero al contrario, chiacchierando nell'attesa che si asciugasse. Scoprirono così che Alyssa si era trasferita dall'Italia solo tre settimane prima, ed era lì tutta sola. I suoi genitori e suo fratello erano rimasti in Italia, e per il momento non avevano alcuna intenzione di cambiare residenza, loro si trovavano bene in Italia. Alyssa invece si era sempre sentita fuori posto in quel paese così bello ma non senza difetti e problemi. Amava l'America, quel modo così diverso di vivere. Aveva sempre amato anche la lingua inglese: che fosse parlato in Inghilterra, America o qualsiasi altro posto poco le importava, era una lingua melodiosa in qualsiasi luogo del mondo. Così, dopo due anni alla ricerca di un lavoro mai trovato, decise di mollare tutto e ricominciare in un'università Americana. Decise che avrebbe rincorso il suo sogno: vivere negli USA.
    «Immagino ti manchino parecchio...» disse Bonnie con un lungo sospiro, pensando ai suoi genitori. Anche a lei le mancavano parecchio i suoi, senza parlare poi delle situazioni di Elena e Caroline.
    «Sì, soprattutto mia madre: con lei stavo davvero bene. Invece mio fratello mi manca molto meno!» rispose Alyssa, con una risatina alla fine.
    «Perché?» chiese curiosa Elena.
    «Beh...diciamo che non siamo in ottimi rapporti. Lui è sempre stato diverso in tutto e per tutto da me, e ha ottenuto molte più cose, soprattutto dai miei. Il fatto di essere più piccolo di me e maschio anziché femmina sono andati a suo vantaggio.» rispose sommessamente Alyssa.
    «E cosa c'entra scusa?! Io e mio fratello abbiamo un ottimo rapporto, ovviamente tra alti e bassi, ma ci siamo sempre aiutati a vicenda. E poi anche lui è più piccolo di me, ed è un maschio, ma siamo stati messi sempre allo stesso livello!» disse Elena, sorpresa della rivelazione dell'amica.
    «Da noi è diverso: in ogni famiglia ci sono delle preferenze, e differenze tra maschio e femmina o piccolo e grande. Soprattutto al sud, da dove provengono i miei. In poche parole mio fratello è il cocco di casa.» sbuffò alla fine Alyssa.
    Damon entrò dalla porta a vetri che dava sul giardino e s'intromise nel discorso: «Eh sì, una vera rottura i fratellini! Ne so qualcosa...».
    «Anche tu hai un fratello?» chiese sorpresa Alyssa. Damon era davvero un bel ragazzo, e Alyssa s'immaginò che il suo fratellino non sarebbe stato da meno quando sarebbe arrivato alla sua età.
    «Già. L'angioletto di casa. Sempre coccolato.» rispose Damon.
    Proprio in quel momento entrò in cucina Stefan, guardando seccato il fratello.
    «Quando si parla del diavolo...» sbuffò Damon.
    Stefan le si avvicinò, e stringendole la mano si presentò: «Piacere, sono Stefan, il fratello di Damon.».
    Alyssa guardò sorpresa Stefan: non si immaginava che il “fratellino” fosse così grande, pensava piuttosto ad un bimbo. Continuò a guardare Stefan ancora per un istante, poi tornò con lo sguardo su Damon. Non riusciva a trovare molte somiglianze tra i due, e varie ipotesi le riempirono la testa.
    «Piacere, sono Alyssa.» gli rispose mentre stava ancora rimuginando sulle varie ipotesi.
    «Ti spiace se ti rubo per un attimo le tue amiche?» chiese sorridente Stefan.
    «No no, figurati. Aspetterò in salotto.» rispose gentilmente Alyssa, rivolgendo un sorriso alle sue amiche e dirigendosi verso l'open space.
    «Damon, ti spiace?» aggiunse Stefan, facendo cenno a Damon di seguire Alyssa in salotto.
    Il vampiro e le tre ragazze si sorpresero della richiesta di Stefan, ma Damon seguì lo stesso Alyssa. Appena entrambi furono fuori dalla cucina, Stefan uscì seguito dalle ragazze e si allontanarono parecchio dalla casa per essere sicuri che Damon non sentisse nulla di quel che si sarebbero detti.
    «Abbiamo un problema, forse.» dichiarò Stefan.
    «Non si era capito!» ribatté ironicamente Caroline.
    «Di cosa si tratta?» Bonnie parlò seria, ignorando la frecciatina dell'amica.
    «Alcuni vampiri e un paio di streghe sono spariti dalle zone qua attorno. Non si sa più nulla di loro, e l'unica cosa sicura è che nessuno se n'è andato intenzionalmente.» affermò il vampiro.
    «Pensi che siano stati rapiti?» chiese Elena incredula.
    «O peggio. Non escludo nessuna possibilità. Per questo volevo chiedervi di stare attente quando siete in giro. E a te, Bonnie, vorrei chiedere se puoi fare un incantesimo di protezione sulla nostra casa in modo che possiamo entrarci solo noi cinque.» disse Stefan.
    «Certo, posso farlo. Ma dovrò aspettare che Alyssa se ne vada, o includerla nell'incantesimo. Secondo te cosa sarebbe meglio?» gli chiese Bonnie.
    «Puoi ricordarti di includere anche Klaus per favore? A momenti sarà qui e desidererei che stesse qui al sicuro con me!» chiese un po' agitata Caroline intromettendosi.
    «Sì, giusto, metti anche Klaus. Per Alyssa non saprei... Non mi fido così tanto di quella ragazza. Se vuoi farlo subito l'incantesimo, dovete promettermi che la terrete d'occhio in qualsiasi istante.» disse Stefan, e Bonnie e Caroline annuirono.
    «Per quello hai fatto rimanere Damon in casa con lei?» chiese Elena a mani conserte, con un velo di gelosia.
    «Anche. Diciamo che non voglio che mio fratello sappia quello che ci stiamo dicendo.» rispose Stefan.
    «Come??? Ma che stai dicendo Stef? Vuoi lasciare che tuo fratello rischi di sparire – o morire – non dicendoglielo?» Elena non poté fare a meno di sottolineare quella parola, e deglutire dopo averla detta. Stava andando in panico pensando di poter perdere Damon, anche se sapeva di averlo ferito, quel pomeriggio, quando erano in giardino, dicendogli praticamente di starle lontano se non fosse riuscito a comportarsi da semplice amico.
    «Non gli succederà nulla, tranquilla. Mi occuperò io di lui. Non voglio farlo rischiare, anzi, voglio proprio fare l'esatto contrario: se lui venisse a sapere tutto ciò, cercherebbe la causa di tutto ciò e si metterebbe nei guai, lo sappiamo tutti. Perciò non gli dirò nulla, ma gli dirò di stare più attento e uscire il meno possibile.»  disse tranquillamente Stefan, alzando le sopracciglia.
    «Sei sicuro che ti ascolterà?» chiese Caroline, che adesso era preoccupata anche per Elena.
    «Io ci proverò. Se non mi ascolterà, troverò un'altra soluzione. Ma voi non dovete preoccuparvene. Ci penso io a mio fratello.» disse Stefan.

    «E così quello è il tuo...“fratellino”?» chiese Alyssa a Damon, con un sopracciglio alzato.
    «Esatto. Credimi, non ha gli anni che dimostra.» le rispose lui, sghignazzando per l'ironia della frase. Chissà come l'avrebbe presa quella ragazza se avesse saputo che entrambi avevano più o meno 150 anni.
    «E quanti ne ha allora?» chiese curiosa Alyssa.
    «Prova a chiederlo a lui!» la sfidò Damon, mentre si incamminava per la stanza. Inconsciamente andò a finire vicino al pianoforte, e sfiorò i tasti con le dita.
    «Sai suonarlo?» chiese Alyssa, avvicinandosi anch'ella al pianoforte.
    Damon era indeciso su cosa rispondere: sapeva che se avesse detto di sì, la domanda seguente sarebbe stata di farle sentire qualcosa. Ma decise di rischiare: «Sì, e sono molto bravo.».
    «E soprattutto modesto!» ridacchiò Alyssa.
    Sul viso di Damon comparve un sorriso e da quel momento si dimenticò di essere stato tagliato fuori dal discorso di suo fratello: la risata di Alyssa era proprio bella da sentire, così naturale e dolce. Si accomodò sullo sgabello del pianoforte ed iniziò a suonare, anche se fino ad un'istante prima voleva evitarlo. Gli venne l'ispirazione e iniziò a muovere le dita sui tasti con gli occhi chiusi, seguendo una sua melodia in testa. Era talmente concentrato che non si accorse nemmeno che Alyssa si era accomodata affianco a lui sullo sgabello. Quando infatti finì di suonare e riaprì gli occhi rimase sorpreso vendendosela affianco.
    «Hai ragione, sei bravo. Era una composizione di qualche sconosciuto autore americano quella che stavi suonando? Non la conosco...» gli chiese curiosa Alyssa.
    «Diciamo di sì. Sei un'appassionata di compositori?» ribatté Damon, il sorriso ancora sul suo viso.
    «Anche. Suono il violino.» rispose Alyssa, con un velo di malinconia.
    «Beh, allora dovrai farmi sentire qualcosa anche tu.» la stuzzicò Damon, ma lei abbassò lo sguardo.
    «Quanto vorrei poterlo fare.» sussurrò triste Alyssa.
    «Qual è il problema?» chiese teneramente Damon.
    «Non ho il mio violino. L'ho dovuto lasciare in Italia, con la promessa che al primo viaggio, mio o dei miei, l'avrei fatto arrivare qui.» rispose Alyssa ancora a testa bassa.
    «Ehi...» le sussurrò Damon, mentre le sollevava il mento con due dita «Nel frattempo puoi procurartene un altro, magari a noleggio se non vuoi comprarne uno.». Alyssa aveva gli occhi pieni di lacrime, pronte a tracimare, e Damon ci si perse: il verde di quegli occhi sembrava un prato sferzato dal vento, un prato colmo di sincerità e nostalgia.
    «Ti manca l'Italia, vero?» le chiese.
    Alyssa annuì, e singhiozzando aggiunse: «Alcune cose mi mancano davvero tanto... Ma sto bene qui... Mi piace Durham... Mi piace essere in America, dove ho sempre sognato di vivere... Oddio...  Ti sto riempiendo di lagne... Scusami per la stupida scena a cui ti sto facendo assistere...».
    «Stupida?! Stai scherzando?! Non lo sai che fa bene piangere e sfogarsi ogni tanto?» le rispose Damon, rivolgendole un caldo sorriso. E poi, seguendo il suo istinto, fece una cosa che non avrebbe mai pensato di fare: si mise a cavalcioni sullo sgabello e abbracciò Alyssa, facendole appoggiare il viso sulla sua spalla, mentre le diceva che sarebbe andato tutto per il verso giusto, e che la nostalgia sarebbe passata col tempo.
    «Grazie.» gli disse Alyssa ancora singhiozzante, e si strinse a lui, provocando uno strano brivido in Damon. Gli sembrò di conoscere da sempre quella tenera ragazza che ora era abbracciata stretta a lui, ma non capì il perché.
    Dopo qualche minuto Alyssa si riprese, e Damon decise di farle vedere il resto della casa per tenerle la mente occupata. Commentò ironicamente ogni stanza cercando di farla sorridere, e il più delle volte ci riuscì. Quando poi sentì che gli altri erano tornati, la accompagnò in cucina.
    Tutti avevano un'aria tutt'altro che tranquilla, ma appena videro Alyssa arrivare sfoderarono i migliori sorrisi che avevano.
    «Allora, dov'eravamo rimaste?» disse retoricamente Caroline, prendendo in mano un beauty case pieno di trucchi.
    Le altre ragazze si guardarono tra loro e scoppiarono a ridere: Caroline era proprio inarrestabile!
    Si misero attorno al tavolo “da ragazze” e cominciarono a provare diversi abbinamenti, mentre Damon e Stefan di diressero nell'open space.
    «Che succede, fratello?» chiese irritato Damon. Ancora non gli andava giù che suo fratello l'avesse tenuto fuori dal discorso.
    «Niente, Damon. Ho solo avvisato le ragazze che è meglio stare in giro il meno possibile e quando si è fuori di stare sull'attenti, e credo proprio che dovresti farlo anche tu. In fondo non la conosciamo questa zona e potrebbero esserci licantropi o cacciatori di vampiri, no?» rispose Stefan cercando di sembrare il più credibile possibile.
    Damon si fece una grossa risata, e poi gli rispose spavaldo: «Fratellino, devo ricordarti chi sono? Sono sopravvissuto al morso di un licantropo e sono riuscito a portare dalla nostra parte un cacciatore di vampiri, anche se non credo che Alaric si potesse proprio definire tale.» e alla menzione dell'amico la sua espressione si indurì. Dopotutto gli mancava ancora molto, anche se erano passati diversi mesi.
    «Damon, per favore, una volta tanto ascoltami. Sta' attento.» gli disse serio Stefan, poi gli desse una pacca sulla spalla e si sedette sul divano.
    Damon rimase sorpreso dal tono del fratello, e sospettò che ci fosse qualcosa sotto, ma sapeva che Stefan non gliel'avrebbe mai rivelato. Pensò di sedersi sul divano con lui e provare a tirargli fuori qualche altra informazione, ma appena fece un passo suonò il campanello. Era Klaus. Gli aprì e si salutarono, poi Klaus salutò anche Stefan, che gli indicò la porta della cucina. Klaus ci andò spedito, e quando aprì la porta Caroline gli saltò letteralmente addosso. Si baciarono appassionatamente, per così tanto tempo che Elena e Bonnie tossirono per ricordar loro che non erano da soli in quella stanza. Quando si staccarono si guardarono negli occhi, colmi di gioia e di amore. Elena e Bonnie ancora non riuscivano a crederci che Klaus potesse provare quelle emozioni, era proprio strano per loro vederlo così. Klaus le salutò, poi si avvicinò ad Alyssa e si presentò: «Piacere, io sono Klaus, il fidanzato di Caroline.» le disse facendole il baciamano, da solito galantuomo che era.
    «Piacere mio, sono Alyssa. Io e Caroline ci siamo conosciute all'università, studiamo nella stessa facoltà.» disse Alyssa garbatamente.
    «Lo so, me l'ha detto Caroline. Mi dispiace essere arrivato mentre siete ancora impegnate, mi sa che dovrete continuare senza di lei.» disse Klaus, e prese Caroline in braccio, mentre entrambi ridevano felici guardandosi negli occhi. «Spero non mi odierete per questo!» terminò, e se ne andò in camera di Caroline con lei ancora in braccio.

    Bonnie si era allontanata con una scusa da Elena e Alyssa dopo che Stefan era entrato in cucina, facendole un cenno per fare l'incantesimo ora che erano tutti in casa, Klaus e Alyssa compresi. Damon aveva seguito il fratello, cercando di capire cosa gli stava nascondendo, ma non scoprì nulla di nuovo. Si misero quindi a chiacchierare tutti e quattro del più e del meno.

    Caroline e Klaus avevano appena fatto l'amore. Erano abbracciati sotto le lenzuola, ancora su di giri, e si stavano coccolando dolcemente. Caroline sapeva che, appena gli avrebbe detto della notizia che le aveva dato Stefan poco prima, lui non avrebbe pensato ad altro, così aspettò un po' prima di iniziare il discorso. Ma non poteva più aspettare ormai.
    «Sai...Stefan oggi ci ha detto di stare attenti quando siamo in giro. Dovresti farlo anche tu.» gli sussurrò Caroline, mentre era sdraiata sul suo petto.
    «Attenti a cosa? E perché?» si sorprese Klaus.
    «Perché alcuni vampiri e delle streghe sono spariti. Si pensa che siano stati rapiti o peggio...uccisi. Io non voglio perderti.» gli rispose Caroline, stringendosi forte a lui.
    «Non succederà.» la rassicurò Klaus, stringendola a sé a sua volta e baciandole i capelli.
    La mente di Klaus percorse velocemente il millennio che aveva vissuto, alla ricerca di qualcuno che potesse essere la causa di tutte quelle scomparse, ma non ricordò nulla che avesse a che fare sia con i vampiri che con le streghe.

    Damon nei giorni a seguire uscì ogni notte per poi tornare al mattino solo per andare a scuola assieme a Elena, Caroline e Bonnie, e lì si incontrava con Alyssa. Chiacchieravano tutti insieme per un po', prima di dividersi nelle due facoltà. Poi, al pomeriggio, Damon passava un po' di tempo con le quattro ragazze, e quando loro andavano a casa lui andava al pub o in qualche parco poco frequentato per riflettere. Il suo cervello ormai si stava per fondere, pensava sempre al perché suo fratello gli avesse raccomandato di stare attento, e dopo essersi comportato per qualche giorno in quel modo Stefan cercò di ribadirgli il concetto, ma con poco successo.
    Una sera Damon aveva deciso di andare prima al parco e dopo qualche ora al pub, ma quando arrivò ci trovò una sorpresa: anche Alyssa era lì. Era seduta tutta sola ad un tavolino, in un angolo del pub, lontano dalle forti luci del bancone. Damon si sedette di fronte a lei, al suo tavolo, facendole quasi andare di traverso l'aperitivo che stava bevendo.
    «Che ci fa una ragazza come te qui, in un misero pub, a bere un aperitivo tutta sola?» chiese sfacciato Damon.
    «Ti ricordo che ho 21 anni compiuti, posso permettermi di andare in qualsiasi pub e bere quanto e cosa mi pare. Tu invece che ci fai qui, da solo? Non hai i tuoi amici con cui venire al pub?» rispose risoluta Alyssa.
    «Diciamo che non amano bere quanto me.» rispose con un sorrisetto beffardo Damon, che poi ordinò un whisky e fece così compagnia ad Alyssa. I due si punzecchiarono a vicenda per tutta la sera.
    «Beh, si è fatto tardi. Direi che sarà meglio tornare a casa, altrimenti domani chi si sveglia per l'università!» disse Alyssa prendendo la borsetta dallo schienale della sedia.
    «Già. Ti accompagno.» disse Damon alzandosi.
    «Oh, no no, non ti preoccupare! Tanto abito qua vicino! Ci vediamo domani!» disse imbarazzata Alyssa e se ne andò velocemente. Damon si insospettì da questo comportamento, e decise di seguirla di nascosto.
    Casa sua era tutt'altro che vicina al pub. A piedi ci aveva messo mezz'ora per arrivare a casa, se così si poteva definire. Era un vecchio condominio, piuttosto malconcio, e lei stava addirittura al piano sotterraneo. Damon ovviamente si limitò ad osservare l'interno dell'appartamento dalla piccola finestra che dava sul giardino: la camera che si vedeva era una piccola cucina, con un tavolino per due persone e un divano. C'erano sia il portone d'entrata che un'altra porta. Damon sperò che portasse ad un corridoio e che a sua volta portasse ad altre diverse stanze, ma quando Alyssa la aprì notò con grande tristezza che portava ad un piccolo bagnetto, dove a malapena ci stavano i sanitari essenziali e una cabina doccia così stretta che ci stava giusta giusta una persona all'interno. Il cuore di Damon si strinse all'idea che quella ragazza, così dolce e così allegra, stesse in un posto così sudicio.
    Alyssa uscì dal bagno, si avvicinò alla valigia affianco alla porta del bagno, e da essa tirò fuori un pigiama. Damon si voltò, intuendo che Alyssa si stava per spogliare. Avrebbe potuto approfittarne per dare una sbirciatina, ma qualcosa lo trattenne dal guardare dentro quella finestra. Quando dopo un minuto la luce si spense, si affacciò di nuovo: Alyssa era raggomitolata sul divano, avvolta in un lenzuolo, forse l'unica cosa decente di tutta la casa, e stava cercando di addormentarsi. Mosche e zanzare però non le davano pace, ce n'erano parecchie, e Damon riuscì a vedere anche delle formiche per terra.
    Damon si giurò che avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa, purché Alyssa non dovesse più vivere così. Se non fosse stato per le finestre bloccate di sicuro si sarebbe introdotto furtivamente e avrebbe almeno scacciato tutti quegli insetti fastidiosi. Per il momento, però, decise di stare lì, solo a guardarla, e assicurarsi che oltre tutto ciò che aveva già visto non ci fosse di peggio.

    Nei tre giorni seguenti, dopo la scuola Damon chiese ad Alyssa di poterla accompagnare a casa, ma lei si trovò le più disparate scuse per declinare la proposta. Non sapeva però che Damon, ogni notte, era comunque a casa sua, fuori dalla finestra, ad osservarla mentre dormiva.
    Il giorno dopo Damon chiese per l'ennesima volta ad Alyssa se volesse un passaggio a casa, ma lei rispose che aveva delle commissioni da sbrigare e non sarebbe tornata prima di sera. Così Damon, stufo di quella situazione e dell'essere inerme, non potendola aiutare, andò a casa sua. Sbirciò dalle finestre: Alyssa era in casa. Era arrivato il momento di farle sputare la verità, anche se Damon la conosceva già. Damon si avvicinò al campanello, e cercò “Ferrari”. Trovato. Pigiò il pulsante, e dopo qualche secondo sentì delle porte all'interno del condominio che si aprivano, e dei passi che si avvicinavano. “Non le funziona nemmeno il citofono”, pensò.
    Il portone si aprì, e Alyssa si trovò Damon davanti.

    Edited by ElenaDobrevSomerhalder - 9/8/2016, 17:44
     
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    Dopo tantissimo tempo sono tornata! :D Posto il terzo capitolo!:)

    Bugie, sogni e segreti...

    «Ciao, Alyssa.» esordì Damon, con le braccia conserte.

    Alyssa era praticamente sbiancata. Le gambe le tremavano e il respiro era affannato. Quello era il suo segreto, la vergogna più nascosta, la parte più brutta della sua vita.
    Le sue gambe cedettero, e per poco non si ritrovò a terra. Tutto si fece buio.
    Damon la prese in braccio, e l'adagiò sul divano nella sua cucina. Forse non avrebbe dovuto sorprenderla fino a questo punto. Prese un canovaccio, lo inzuppò d'acqua fredda, lo strizzò e poi lo adagiò sulla fronte di Alyssa, che ancora non aveva ripreso conoscenza.
    Damon curiosò in cucina, negli stipetti e nel frigorifero, alla ricerca di qualcosa di buono da offrirle al risveglio per farsi perdonare, ma c'era ben poco. Alla fine prese un succo di frutta dal frigo e lo versò in un bicchiere. Poi prese una sedia, l'avvicinò al divano e ci si sedette, aspettando il suo risveglio; passarono diversi minuti prima che Alyssa si risvegliasse. Damon le offrì il succo, e lei imbarazzata lo bevve fino all'ultimo sorso.
    «Non volevo spaventarti.» si scusò Damon.
    Alyssa scosse la testa. «Da quanto lo sapevi?» gli chiese.
    «Qualche giorno.»
    «L'hai detto a qualcuno?»
    «No. Lo so solo io.»
    Alyssa fece un sospiro di sollievo. «Ti prego, promettimi che non lo dirai a nessuno!».
    Damon le sorrise, e la rassicurò: «Non l'ho detto a nessuno finora, e non lo farò nemmeno in futuro, puoi stare tranquilla.».
    «Grazie.» gli disse Alyssa, accennando un sorriso.
    «Perché stai in questo postaccio?» le chiese incredulo Damon.
    «Ecco...era l'unico posto libero che potevo permettermi, calcolando il costo del college e tutto il resto.» rispose Alyssa imbarazzata. Le era successo spesso di imbarazzarsi a causa della sua condizione economica.
    Damon si rattristì, lui per fortuna non aveva mai avuto problemi con il concedersi tutti i lussi che desiderava. Invece quella ragazza aveva lasciato tutto ciò che aveva per andare a vivere in una topaia, solo per realizzare il suo sogno. Era ammirevole ma anche così triste.
    La mente di Damon iniziò a vagare in cerca di una soluzione, ma gli bastò poco per arrivare ad una conclusione.
    «Hai visto dove abito io, no?» le chiese.
    «Sì, ed è molto diverso da qui. Non è sicuramente fatto da due cantine unite e leggermente adattate ad un monolocale.» affermò tristemente Alyssa.
    «Già, appunto. Ti ricordi quante camere ci sono?» Damon era sorridente, e molto gasato.
    «Sei, se non sbaglio.». Alyssa non capiva dove volesse andare a parare Damon.
    «Esatto. Ma noi siamo cinque. Quindi, che ne dici di riempire quella camera vuota?» disse Damon in modo convincente, alzando il sopracciglio.
    Alyssa rimase sorpresa dalla proposta. Era spiazzata, e non sapeva cosa dire. «Io...Damon...Non credo sia una buona idea. Non potrei mai aiutarvi abbastanza con l'affitto di quell'enorme casa.».
    «Quale affitto? Quella casa è mia, l'ho comprata per me e i miei amici, e tu ora ne fai parte, quindi non dovrai pagare un bel niente. Sarai mia ospite.»
    «Damon, non posso accettare. Sei molto gentile ad offrirmi tutto questo, ma, davvero, non posso. Devo cavarmela da sola.»
    «Ok, per oggi non insisto più. Mi prometti però che ci penserai? La porta è sempre aperta per te.» le chiese Damon, con un sorriso tenero, e le accarezzò il viso, spostandole una ciocca di capelli.
    «Va bene.» gli rispose Alyssa, mentre il suo cuore perse un battito. Nessuno l'aveva mai trattata con tanto riguardo.
    «Visto che vuoi stare qui, almeno permettimi di darti una mano a darci una sistemata. Ci vediamo tra un po', ok?» le disse risoluto Damon, e prima che lei potesse ribattere se ne andò.
    Tornò dopo mezz'oretta, con la sua macchina piena di buste. Le portò in casa di Alyssa e sistemò ogni cosa al suo posto. Alla fine ogni stipetto era pieno e il frigorifero era stato rifornito di tutto il necessario. Damon quasi costrinse Alyssa a studiare al parco mentre lui si sarebbe occupato di dare una sistemata a quello scantinato e avrebbe cercato di trasformarlo in qualcosa di più simile ad un appartamento.
    Quando Alyssa tornò dopo qualche ora, si stupì di quel che vedevano i suoi occhi: tutto sembrava più luminoso di prima, gli insetti erano spariti e non si sentiva più la puzza di umidità tipica delle cantine, ma anzi, si poteva sentire un buon profumo di glicine.
    «Ho tirato ad indovinare, spero ti piaccia come profumo» le disse Damon quando la vide inspirare profondamente con gli occhi socchiusi, alla ricerca di quel profumo.
    «Azzeccato. Mi piace davvero tanto il glicine. Diciamo che è uno dei miei preferiti.» rispose contenta, sorridendogli.
    «Uno? E quali sarebbero gli altri?» chiese curioso Damon.
    «Beh, come fiori mi piacciono le gerbere, i gigli, le calle, ovviamente le rose, e il glicine appunto. Come profumo invece mi piace anche ai fiori d'arancio, al talco o alla brezza marina. Comunque hai già fatto fin troppo per me, quindi non ti azzardare a comprare altro per questa casa, ok?» gli disse risoluta Alyssa.
    «Vedo che l'uscita ti ha ricaricata eh?» disse ridacchiando Damon, facendo ridere anche lei.
    Damon rimase ancora un'oretta con lei, a parlare e a scherzare, poi se ne andò a casa.

    Nei giorni seguenti ogni pomeriggio Damon uscì per un paio d'ore insieme alle quattro ragazze dopo le lezioni, e ogni notte andò di nascosto da Alyssa, guardandola da fuori della finestra. Per fortuna constatò che passò le nottate seguenti abbastanza tranquilla, ora che non c'erano più insetti ad infastidirla.
    Ma una notte Alyssa iniziò a rigirarsi nel divano senza pace, e sembrava mormorare qualcosa nel sonno. Damon così pensò di vedere cosa stava sognando.

    «Ho sbagliato a stare con una come te, non sei alla mia altezza!»
    «Se hai pensato che ti amassi davvero sei solo una stupida!»
    «Sei troppo brutta per uno come me!»
    «Volevo solo portarti a letto, ora che ci sono riuscito non me ne frega più niente di te, sparisci!»
    «Non vali niente in confronto a me!»
    «Con me il primo bacio? Sicura? Io non me lo ricordo affatto!»
    «Ancora non riesco a capire come hai fatto a piacermi!»
    «Sono stufo di stare con te, io voglio darmi alla pazza gioia e farmi un sacco di ragazze!»
    Gli ex di Alyssa erano tutti davanti a lei, pieni di veleno e parole pungenti. Lei era seduta in un angolino, fattasi piccola piccola, sempre di più dopo ogni mala parola. I suoi occhi erano velati dalle lacrime, e il suo cuore, già spezzato in passato da quei ragazzi, stava subendo ulteriori crepe e squarci.


    Damon decise di farla stare meglio, e l'unica cosa che potesse fare per aiutarla era entrare nel suo sogno.

    Damon apparve dal nulla, con indosso un'armatura nera lucente e un lungo mantello nero al di fuori e argentato all'interno. Le corse incontro, e l'abbracciò protettivo. Si voltò verso i ragazzi, guardandoli con uno sguardo torvo, e poi sorrise malefico.
    «Sono molto contento che la pensiate così. Ma non di certo perché avete ragione. Vedete, voi non valete niente, e non siete per nulla all'altezza di una ragazza come Alyssa. Lei è bellissima, intelligente, dolce, umile, forte, e una donna come lei, con tutte queste belle qualità, merita solo un Principe. Come me.» disse solennemente Damon, poi la prese in braccio e passò in mezzo al gruppo di ragazzi. Dietro di loro vi era un cavallo nero, su cui Damon e Alyssa salirono e se ne andarono.
    Arrivarono ad una collina circondata da una fitta nebbia, che però lasciava intravedere un castello tutto nero, ad eccezione degli infissi e del tetto che erano d'argento e spiccavano sull'oscura figura. Damon fece scendere Alyssa dal cavallo e galantemente la condusse all'interno del castello. Le riservò una grandissima stanza e la riempì di fiori, tra cui variopinte gerbere, raffinati gigli e infine una bellissima rosa nera.
    «Tu meriti solo il meglio. D'ora in poi ti basterà chiedere tutto ciò che desideri, e io te lo farò avere con molto piacere.» le disse Damon mentre le porgeva la rosa, poi le baciò dolcemente la fronte.
    «Grazie, Damon. Però non credo che tu potrai farmi avere ciò che desidero più di ogni altra cosa.» sussurrò Alyssa a testa bassa.
    «Di cosa si tratta? Son sicuro che potrò soddisfare qualsiasi tua richiesta.» le disse dolcemente Damon, accarezzandole il viso.
    «Essere amata. Davvero amata. Solo per quel che sono.» gli rispose Alyssa, guardandolo negli occhi.
    «Non devi neanche chiederlo. C'è già chi ti ama per come sei.» le sussurrò Damon, guardandola dolcemente negli occhi e avvicinando il viso a quello di Alyssa.
    Il respiro di Alyssa si fece più affannoso e il suo cuore cominciò a battere all'impazzata, finché le labbra di Damon sfiorarono le sue e il tutto esplose in un vortice di emozioni.

    La sveglia di Alyssa interruppe il sogno, e lei si svegliò madida di sudore e col respiro affannato. Damon si affrettò ad andarsene, e aspettò Alyssa nel giardino della scuola. Ma quando Alyssa arrivò e lo vide si bloccò: rimase ferma immobile a bocca aperta a guardarlo. Il ricordo del sogno di quella notte si fece vivido in lei e le sue guance avvamparono. Come aveva potuto fare un sogno simile?! Ora si vergognava perfino a guardarlo.
    «Buongiorno, Alyssa!» disse ad alta voce Damon andandole incontro.
    «Ciao...» rispose imbarazzata Alyssa, cercando di evitare il suo sguardo.
    «Tutto bene?» le chiese Damon, vedendola diversa dal solito e sapendo cos'aveva sognato.
    «Ehm... Non proprio... Oggi mi sento strana, scusami...» disse mortificata Alyssa.
    «Posso fare qualcosa per te?» chiese gentilmente Damon.
    A quelle parole Alyssa rabbrividì. Damon era sempre così gentile e disponibile nei suoi confronti, e anche nel sogno era stato così. Ma aveva visto Damon ed Elena in giardino, il giorno in cui l'aveva conosciuto, ed era sicura che tra loro ci fosse qualcosa anche se cercavano di tenerlo nascosto. Da allora Damon aveva passato molto tempo insieme ad Elena, ma con loro c'erano sempre anche Bonnie, Caroline e Alyssa, e a parte qualche battutina ogni tanto si evitavano chiaramente. Alyssa però non voleva immischiarsi in tutto questo. Voleva continuare ad essere amica di entrambi, per cui avrebbe dovuto dimenticarsi di quel sogno, il prima possibile. E per farlo forse sarebbe stato meglio non vedere Damon.
    «No, ma grazie lo stesso. Vorrei solo stare un po' da sola.» disse Alyssa pacatamente.
    «Come preferisci. Quando hai bisogno, lo sai che ci sono, devi solo farti sentire e arriverò subito.» le disse Damon, poi le fece l'occhiolino e se ne andò verso la facoltà di medicina. Forse quella notte aveva esagerato.
    Dopo qualche minuto arrivarono Elena, Bonnie e Caroline, e salutarono Alyssa quasi in coro.
    «Come stai?» le chiese Bonnie.
    «Bene, sono solo un po' assonnata. Voi?» rispose Alyssa.
    «Tutto bene. Non hai dormito stanotte?» disse Caroline a nome di tutte e tre.
    «Non molto diciamo, infatti credo che oggi non resterò fuori con voi, mi spiace...» disse sconsolata Alyssa.
    «Figurati, non ti preoccupare! Riposati pure!» disse apprensiva Bonnie.
    «Ma Damon che fine ha fatto?! Noi dobbiamo entrare, se non si sbriga ci vediamo all'uscita!» sbuffò Elena.
    «Ehm...veramente Damon è già arrivato...» disse imbarazzata Alyssa.
    «Cosa?!» esclamarono Elena, Bonnie e Caroline.
    «Sì...se n'è già andato in classe...» continuò Alyssa.
    «Ok, Damon sta decisamente male!» disse ironica Caroline.
    «Perché non ci ha aspettate qui come al solito?» chiese Elena, ora dispiaciuta.
    Alyssa cercò di inventarsi una scusa plausibile nel più breve tempo possibile: «Ha detto che doveva vedersi con dei suoi compagni di studi prima delle lezioni per sistemare degli appunti o qualcosa del genere.».
    Le tre ragazze la guardarono con gli occhi sgranati, poi si guardarono tra di loro confuse.
    «Confermo la mia ipotesi.» disse teatralmente Caroline, e poi ridendo si avviarono tutte insieme verso la classe.

    All'uscita dalle lezioni Alyssa se ne andò subito a casa, mentre le altre ragazze aspettarono qualche minuto davanti all'entrata per vedere se Damon si sarebbe fatto vivo, prima di andare anche loro a casa.
    Dopo qualche secondo se lo trovarono davanti.
    «Dov'è Alyssa?» chiese preoccupato.
    «Buongiorno anche a te, Damon. Grazie dell'interessamento eh!» gli disse Caroline sarcastica.
    «Ho chiesto dov'è Alyssa!» stavolta nel tono di Damon c'era anche una punta di rabbia, oltre che la preoccupazione.
    «Se n'è andata a casa, era stanca. Perché t'interessa tanto?» gli rispose risoluta Elena.
    Damon rimase spiazzato dalla domanda. Già, perché gli interessava tanto cosa faceva Alyssa, se stava bene, se dormiva o meno? Non lo sapeva nemmeno lui, o forse ancora non era riuscito ad accettare il fatto che in fondo ci tenesse a quella ragazza conosciuta da così poco tempo, ma che a lui sembrava di conoscere da una vita.
    «Non è affar tuo. E comunque ero solo preoccupato per lei, stamattina l'ho vista...strana.» disse Damon, dapprima freddo.
    «Sì, oggi era parecchio strana. E a quanto pare non era la sola, a meno che tu non le abbia detto una bugia.» aggiunse Bonnie.
    «Che bugia?» Damon si allertò. A cosa si stava riferendo Bonnie?
    «Che dovevi andare in classe prima delle lezioni per degli appunti e quindi non sei rimasto con lei ad aspettarci.» disse Bonnie risoluta, con le braccia conserte.
    «Ah....quella stupidata lì.» Damon ringraziò mentalmente Alyssa per quella piccola bugia: se avesse detto che lei aveva preferito non restare sola con lui a causa del sogno di quella notte, le ragazze avrebbero avuto il dubbio che ci fosse lo zampino di Damon. «No, era vero. Sapete, anche io sto frequentando il college, e a differenza di quello che pensate voi e mio fratello non lo sto facendo per gioco o per controllare voi donzelle. Ci vediamo a casa.» terminò Damon, e si avviò verso la sua macchina.
    Le ragazze si guardarono stranite, poi si avviarono verso la macchina di Bonnie e andarono a casa.

    Damon passò da casa di Alyssa, cercando di non farsi vedere, per controllare come stesse. Era sdraiata sul divano e dormiva. Damon fu contento che fosse davvero solo stanchezza la sua, e non altro come un turbamento nei suoi confronti, ma si ripromise di non intromettersi più nei suoi sogni visto l'effetto che le procurava. Una volta tranquillizzatosi, Damon tornò a casa, e sentì la sola presenza di Stefan ed Elena in camera di Stefan, e il rumore della porta-finestra della cucina che si chiudeva. Affinò l'udito e riuscì a sentire la conversazione tra suo fratello e la vampira.
    «Allora, cosa c'è di tanto importante da dovermene parlare proprio adesso che stavamo studiando e da addirittura cacciare fuori casa Caroline e Bonnie per non essere spiati?» era la voce di Elena.
    «Elena...vedi...mi ha chiamato Meredith.» Stefan sembrava piuttosto impacciato, come se non sapesse da dove iniziare.
    «E...? Stefan falla breve e sii diretto, per favore! Oddio...è successo qualcosa a Jeremy?!»
    «No, no, Jeremy sta bene. Almeno per ora. Meredith è preoccupata... Anche lì nei pressi di Mystic Falls sono spariti alcuni vampiri e streghe. Lei sta cercando di tenere sott'occhio Jeremy, ma lui è più in giro che a casa, e tra il lavoro e seguire tuo fratello lei non ce la fa più. Ha bisogno di aiuto.» disse Stefan più pacatamente possibile, ma non gli riuscì così bene. Damon rimase sorpreso sentendo quel che stava succedendo a Mystic Falls.
    «Oh no... Anche a Mystic Falls... Quindi è una cosa più grossa di quel che credevamo... Quindi ora come facciamo?»
    «Io tornerò lì. Hanno bisogno di me e qui tutto sommato sono di troppo.»
    «Cosa?! Stefan ma che dici?! Anche qui abbiamo bisogno di te! Devi controllare tuo fratello, ricordi?»
    «Potrai farlo benissimo tu al mio posto. Tanto la maggior parte del tempo sei già con lui.» Damon riuscì a cogliere la gelosia nel tono di Stefan.
    «Stefan...ti prego...non andare! Chiamerò Tyler o Klaus e ci farò andare uno di loro, contaci.»
    «Elena...è giusto che vada io, credimi. Meredith ha chiamato me, quindi sono io che devo aiutarla.»
    «E quindi se io ti chiedo di restare qui la mia parola non vale niente?»
    «Non ho detto questo. Elena, è già difficile così, perché stai complicando le cose?!»
    «Io non sto complicando un bel niente, anzi, ti sto risolvendo un problema. Non dovrai spostarti a Mystic Falls. Sai cosa vorrebbe dire essere da solo a Mystic Falls ora come ora?»
    «Non sono solo, ci sono Meredith e Jeremy!»
    «Sono umani Stefan! SOLO UMANI! Non potrebbero proteggerti! E conoscendoti, saresti tu a rimetterci la pelle per proteggere loro. Io non voglio perderti. Ti sembra tanto difficile da capire?»
    «Sì, visto che mi hai lasciato e hai preferito mio fratello a me.» Damon strinse i pugni nel sentire suo fratello parlare così. Pensava l'avesse superata ora che Elena non stava insieme a nessuno dei due, ma evidentemente si era sbagliato. Alla grande.
    «Stefan, io lo amo. Ma sai benissimo che amo anche te. Sono due amori diversi, e non sono ancora riuscita a capire quale sia la mia strada. Ma sono certa che non voglio perderti. Sei troppo importante per me.»
    «Elena, smettila di prendermi in giro. Smettila di prendere in giro anche Damon e soprattutto te stessa! Sono stufo di stare ad aspettare una persona che non avrà mai solo me nel suo cuore.» urlò Stefan, poi si prese un attimo di pausa, e continuò con tono più tranquillo. «Sai una cosa? Per me l'amore è solo uno, il resto sono solo cotte passeggere. Solo che tu ancora non hai capito cosa c'è dentro il tuo cuore. Non sai qual è il vero amore e qual è la cotta. Perciò, me ne vado. Chissà che tu non faccia chiarezza nel frattempo.»
    Stefan fece un passò, poi si fermò.
    Elena l'aveva bloccato.
    «Stefan... Io ti amo. Di questo ne sono sicura. Forse hai ragione tu, non è proprio amore quello che provo per Damon, ma come farò a capirlo se te ne vai? Resta qui. Resta insieme a me.»
    Ci fu silenzio. Per quasi un minuto. Damon non riuscì a trattenersi e si precipitò in camera di Stefan. Ciò che vide lo fece andare fuori di testa: Elena era avvinghiata a Stefan, e si stavano baciando appassionati come non mai.
    «Ma brava, abbiamo una stella nascente qui! Perché non te ne vai ad Hollywood? Ti ci vedo meglio che alla Duke!» sputò Damon, mentre Stefan ed Elena, imbarazzati, si stavano riordinando.
    «Damon, ascolta...» Elena voleva spiegarsi, ma Damon la interruppe: «Ascolta un cazzo, Elena! Mi hai preso in giro con la storiella della promessa e ora ti ritrovo avvinghiata a mio fratello! Avevi detto un anno! Resisti solo un anno! E dopo nemmeno un mese torni da mio fratello?! No, ora basta! Ha ragione mio fratello, stai prendendo per il culo tutti e tre, soprattutto te stessa! O forse lo fai apposta, chi lo sa! Dopotutto avere due fratelli a disposizione dev'essere figa come cosa... Ma sai qual'è il peggio?! È che dici di essere diversa da Katherine! Ma ricordati che fine ha fatto lei! Te lo dico col cuore Elena: vaffanculo!».
    Damon era furioso. Fece per uscire, ma poi si voltò di nuovo verso di loro, e col dito puntato su Stefan gli sibilò: «E tu, lurido bastardo, non azzardarti mai più a seguirmi o a tenermi d'occhio! Sai, non hai idea di quanto piacere mi possa fare che tu mi abbia nascosto una notizia così importante. Voglio dire, cosa mai poteva succedermi? Potevo sparire? Bah, sarebbe sicuramente stato meglio per te, avresti avuto subito Elena tutta per te! Però vedi, non è servito che sparissi, si è buttata tra le tue braccia anche con me nei paraggi! Buona fortuna, stronzi!». Poi sparì.

    Damon non tornò a casa per tutto il giorno. Durante la notte suo fratello controllò nella sua camera: nessuna traccia. Si sentì in colpa per quel che era successo, non avrebbe mai voluto che andasse a finire così.
    Il mattino dopo le ragazze andarono davanti al college, Alyssa era già lì.
    «Hai visto Damon stamattina?» chiese preoccupata Elena.
    «No, non è ancora arrivato. Perché? Non era a casa con voi?» chiese Alyssa, anche lei preoccupata dopo la domanda insolitamente piena di preoccupazione di Elena.
    «Senti, Alyssa, devi sapere che Damon è un tipo strano, e quando ha dei momenti “no”se ne va abbandonando tutto per un po'. Preferisce staccare la spina piuttosto che risolvere i problemi. Comunque non era a casa, è da ieri pomeriggio che non lo vediamo.» disse Caroline, cercando di sembrare il più tranquilla possibile.
    Alyssa si stupì sia di quel che le aveva riferito Caroline, sia soprattutto del modo in cui gliel'aveva detto. Come potevano sapere se se ne fosse andato come suo solito o se invece gli fosse successo qualcosa?
    «Avete almeno provato a chiamarlo?» chiese Alyssa alterata.
    «Parecchie volte. Rifiuta le nostre chiamate.» disse Bonnie, freddamente.
    Alyssa non riusciva a stare con le mani in mano, doveva fare qualcosa.
    «Scusatemi ragazze, vi raggiungo in classe.» disse Alyssa, e si allontanò dal gruppo. Prese il cellulare, e cominciò a digitare. Se non rispondeva alle chiamate, allora avrebbe provato con un SMS.


    Ehi, dove sei? Che succede? :(
    Care, Bonnie ed Elena mi hanno detto
    che da ieri sei sparito!
    Fammi sapere almeno se stai bene.
    P.S.: scusa per ieri, ero davvero stanca.

    Sperò che le rispondesse, ma la lezione purtroppo stava per iniziare e si dovette avviare verso la classe. Al primo cambio d'aula sbirciò il cellulare, era troppo in ansia per resistere fino alla fine delle lezioni.
    Un messaggio ricevuto. Da Damon.

    Sto bene, sto solo facendo un giro turistico della zona.
    Tornerò nel giro di qualche giorno.
    Non prendermi per pazzo, ogni tanto mi piace mollare
    tutto e partire all'improvviso per dove mi va! ;)
    P.S.: non ti preoccupare! Spero ti sia ripresa... :)

    Alyssa tirò un sospiro di sollievo. Stava bene e sarebbe tornato nel giro di qualche giorno. Lo comunicò subito ad Elena, Caroline e Bonnie, ma loro non rimasero sorprese dal comportamento di Damon: come le avevano già spiegato, non era la prima volta che spariva per qualche giorno.
    All'uscita dall'università le ragazze andarono in un centro commerciale nella zona, comprarono ognuna qualcosina tranne Alyssa, che al termine di tutti i giri se ne andò a casa sua. Trovò una lettera nella cassetta della posta, e si affrettò ad aprirla pensando fosse un tenero pensiero dalla sua famiglia. Ma quando poi la lesse vide che non era affatto così: era stato il proprietario dell'appartamento a scriverle, e le comunicava che dal mese prossimo avrebbe dovuto pagare 100 dollari in più per l'affitto, oppure avrebbe dovuto lasciare l'appartamento. Alyssa rabbrividì.
    Quasi andò in panico, pensando a com'era già difficile la situazione, e pensò fosse già arrivata la fine della sua strada verso il sogno di vivere in America. Ma dopo qualche minuto si riprese pian piano, e iniziò a pensare che doveva far qualcosa per evitare tutto questo. Così uscì di casa, e andò in giro per tutta la città alla ricerca di un lavoro.

    Elena, Caroline e Bonnie erano arrivate al loft. Stefan era seduto sul divano, e stava parlando al telefono.
    «No, per questo ti ho chiamato. Io non posso, anche se vorrei.» disse Stefan alla persona al telefono.
    Elena e Caroline riuscirono a sentire chi parlava all'altro capo del telefono. Era Klaus.
    «Perché mai, Stefan?»
    «Perché mio fratello se n'è andato, quindi devo restare qui con le ragazze. Non le lascio da sole con questo pericolo sconosciuto in giro.»
    «Sicuro che se non lo abbiano preso com'è successo agli altri vampiri?»
    «Se n'è andato di sua spontanea volontà, di questo ne son sicuro. Comunque se ci andrai tu sarai anche più vicino a Caroline. E se proprio non potrai venire qua ti raggiungerà lei a Mystic Falls.» disse Stefan guardando Caroline in cerca di approvazione, e la vampira annuì.
    «Non se ne parla nemmeno! Lei deve stare a casa o se esce devono esserci almeno la vampira e la streghetta con lei, chiaro? Voglio che sia più al sicuro possibile, quindi se potessi esserci anche tu con loro quando escono non sarebbe affatto male, mio caro Stefan. Comunque riuscirò a convincere Tyler a tornare a Mystic Falls, e nel weekend verrò da voi con Rebekah e il biondino, non mi fido a lasciarli là: anche se mia sorella sapesse difendersi abbastanza bene, non sappiamo chi o cosa c'è dietro queste sparizioni, e non voglio perderla assolutamente. Ti faccio sapere quando parte Tyler.» disse l'ibrido, che riattaccò subito.
    «Volevi parlarci? Forse avrei dovuto dirgli che eri arrivata.» disse Stefan a Caroline.
    «No, non preoccuparti, tanto ci sentiremo almeno un paio di volte prima che faccia notte!» disse Caroline allegra. Bastava nominarlo o parlare di lui, che subito sul suo viso spuntava il più solare dei sorrisi.
    Stefan andò ad abbracciare Elena, e le chiese se avesse avuto altre notizie di Damon.
    «No, a noi non risponde l'idiota.» gli rispose Elena, con un misto di preoccupazione e rabbia.
    «Beh, stamattina l'ha fatto però.» la rassicurò Stefan, stringendola leggermente di più a sé.
    «Non a noi.» sottolineò Elena.
    «E a chi scusa?» chiese confuso Stefan, sciogliendo l'abbraccio.
    «Alyssa gli ha scritto un messaggio, e lui le ha risposto.» rispose stizzosamente Elena.
    Stefan spalancò gli occhi incredulo. Suo fratello non aveva risposto né ad Elena, Caroline e Bonnie né a lui che era sangue del suo sangue, ma a quella ragazza che aveva appena conosciuto sì.
    «Le ha detto dove si trovava?» chiese ancora sorpreso Stefan.
    «No, non di preciso almeno. Ma ora basta parlare di Damon, tornerà tra qualche giorno, stai tranquillo.» gli rispose tranquillamente Elena, trascinandolo verso il divano. Lui voleva continuare il discorso, ma Elena gli posò l'indice sulle labbra e lo guardò così dolcemente e allo stesso tempo così sensualmente che non riuscì a proferir parola.





    Passarono diversi giorni da quando Alyssa ricevette quella maledetta lettera dal proprietario, e per i due giorni seguenti girò in lungo e in largo per la città cercando un lavoro qualsiasi, anche tra i più pesanti, pur di racimolare qualcosa in più. Finalmente trovò un fast food in cui cercavano proprio degli studenti universitari che potessero fare il turno dalle 18 alle 2, e mostrandosi pronta ad iniziare e desiderosa di lavorare venne subito assunta. Così dopo l'uscita dall'università smise di andare con Elena, Bonnie e Caroline in giro, dicendo loro come scusa che non riusciva a studiare adeguatamente e quindi necessitava di più tempo, e sostituì lo svago con un'essenziale dormita che l'aiutava a restar sveglia a lavoro fino alle 3.30 di notte, quando appunto arrivava a casa, stremata.
    Ovviamente non aveva detto nulla di tutto ciò alle ragazze, tanto meno a Damon che le aveva già proposto di lasciare quello squallore per andare a vivere con tutti loro nel loft e ora era chissà dove.
    Era Domenica, e Alyssa si era svegliata all'ora di pranzo per recuperare qualche ora di sonno persa durante quella terribile settimana. Erano passati ormai cinque giorni da quando Damon se n'era andato, e, non poteva negarlo a se stessa, le mancava. Dopotutto era l'unico lì ad aver scoperto la sua situazione, e l'aveva sostenuta e aiutata. Così decise di provare a chiamarlo.

    Damon aveva ormai perso il conto dei giorni. Vagava tra i boschi e le campagne, evitando i centri abitati. Voleva silenzio. Voleva tranquillità. Avrebbe voluto zittire anche quella vocina nella sua testa che continuava a dargli dell'idiota e quant'altro, e che ripeteva in continuazione le parole di Elena e Stefan: le persone che più amava ma che più l'avevano ferito. La rabbia ribolliva dentro di lui ogni volta che la sua mente li sfiorava.
    Si guardò attorno: i corpi dilaniati di due cacciatori erano a qualche metro da lui. Il loro unico errore era stato quello di avventurarsi nel bosco nella stessa zona in cui c'era Damon, ancora furioso e soprattutto affamato dopo giorni in cui si era cibato solo degli animali che aveva trovato sul suo cammino. Non era da lui ridurre il cibo in poltiglia. Non era come Stefan lo squartatore e mai avrebbe voluto esserlo. Ma la rabbia che aveva covato dentro di sé per tutti quei giorni era esplosa nel peggiore dei modi. In passato aveva imparato prima a cibarsi degli umani con stile, grazie a Sage, e poi (quasi) solo con le sacche dei donatori per diventare un uomo migliore per Elena. E in poche ore aveva buttato all'aria tutto.
    Prese quel che rimaneva dei due cacciatori e si diresse verso un fiume poco distante, dove li gettò e si dette una ripulita, poi si incamminò di nuovo nel bosco. Si perse nuovamente nei suoi pensieri, ma poco dopo il cellulare squillò e lo ridestò. Con rabbia lo prese dalla tasca, pronto a rifiutare l'ennesima chiamata di Stefan, Elena o Caroline, ma quando vide il nome impresso sullo schermo si immobilizzò. Era Alyssa. Non sapeva se risponderle o meno. Avrebbe voluto parlarle, ma non era proprio in ottimo stato per una conversazione con un'umana ignara della sua natura vampiresca. Attese ancora qualche secondo, poi si decise: chiuse gli occhi, inspirò profondamente e schiacciò il pulsante di risposta avvicinando lentamente il cellulare all'orecchio.
    «Alyssa?» chiese Damon con il tono più pacato che potesse avere in quel momento.
    «Sì Damon, sono io. Scusami se ti disturbo, volevo sapere come stai...è tutto ok?» disse tutto d'un fiato Alyssa, come un fiume in piena.
    Damon sorrise e fece un sospiro. Un sospiro di gioia e sollievo.
    «Sì, tutto ok. Tu? Sei nel tuo appartamento o con le ragazze?» chiese esitante Damon.
    «No, sono nel mio appartamento. Forse usciamo più tardi.» disse con un velo di tristezza Alyssa; le mancavano molto i pomeriggi spensierati con Elena, Bonnie e Caroline e avrebbe voluto non esser mai stanca per uscire con loro nei momenti liberi tra università e lavoro. Poi si fece coraggio e chiese a Damon ciò che si chiedeva da quando se n'era andato: «Quando tornerai?».
    Damon allontanò il cellulare dall'orecchio per osservare lo schermo: segnava Domenica 2 ottobre 2011.
    «Ci vediamo presto, Alyssa.»
    «A presto, Damon.»

    L'indomani mattina Alyssa fu come al solito la prima ad arrivare davanti alla Duke. Elena, Caroline e Bonnie arrivavano sempre dopo di lei, «per colpa di Caroline che si mette davanti allo specchio e non si stacca più» le aveva detto Bonnie.
    D'un tratto Alyssa sentì qualcuno dietro di lei che subito le tolse la visuale mettendole le mani sugli occhi. Il suo cuore iniziò a scalpitare, mille pensieri le vennero alla mente. Voleva farle del male? Voleva rapirla? Avrebbe voluto urlare ma dalla sua bocca non uscì fiato. L'uomo si strinse a lei e le sussurrò delicatamente all'orecchio: «Indovina chi è?». La paura di Alyssa si tramutò in gioia. Poggiò le sue mani su quelle di lui, e sussurrò il suo nome con un sorriso: «Damon».
    L'uomo lasciò la presa per prenderle i polsi e la fece voltare verso di lui. Le bastò guardare quei meravigliosi occhi per averne la conferma: era proprio lui. Si guardarono sorridendo per qualche istante, poi Alyssa gli buttò letteralmente le braccia al collo.
    «Non lo fare mai più!» gli sussurrò Alyssa, ancora stretta a lui.
    «Che cosa?» chiese confuso Damon. Non sapeva se l'aveva spaventata col suo arrivo improvviso o ci fosse altro.
    «Sparire senza dire nulla a nessuno. Eravamo tutti in pensiero, sai?» disse seria Alyssa.
    Damon la strinse a sé; non credeva che a qualcuno importasse davvero di lui.
    «Non lo farò più. Promesso.» le sussurrò, posando le labbra sui suoi capelli color cioccolato.
    Quando dopo qualche istante si staccarono, Alyssa lo guardò negli occhi e più diretta che mai gli fece una domanda che Damon non avrebbe proprio voluto sentire: «Te ne sei andato per colpa di tuo fratello ed Elena, vero?».
    La rabbia di Damon tornò a galla, ma cercò di nasconderla davanti ad Alyssa.
    «Scommetto che te l'ha detto Caroline.» disse Damon cercando di restare calmo.
    «No, era una mia idea e tu me l'hai confermata proprio adesso. Ricordi la prima volta che sono venuta nel vostro loft?» chiese Alyssa, e quando Damon annuì lei continuò, «Ecco, io vi ho visti. A te e ad Elena, nel giardino. Ho capito che c'era qualcosa. Poi da quando tu te ne sei andato, Elena è sempre venuta qui accompagnata da tuo fratello. Perciò ho fatto due più due e sono arrivata alla conclusione.»
    «Che sarebbe?» chiese Damon con tono di sfida.
    «Tuo fratello ti ha fregato la ragazza.» sputò Alyssa.
    «Non è proprio così, Alyssa. Loro mi hanno mentito, per questo mi sono arrabbiato e me ne sono andato. Ma è una storia lunga e non starò qui a raccontartela ora, anche perché arriveranno a momenti. E io non ho nessuna voglia di vederli.» disse freddamente Damon.
    «E allora perché sei tornato?» gli chiese confusa Alyssa.
    «Ho detto che non voglio vedere loro. Ci vediamo pomeriggio da te, vengo a trovarti.» rispose Damon, e se ne andò verso la facoltà di medicina.
    Alyssa era allo stesso tempo felice e preoccupata: finalmente Damon era tornato e si sentiva più tranquilla anche solo a saperlo nella stessa città, era lui quello su cui era sicura di poter contare sempre e comunque dopo quello che aveva scoperto, ma anche se si era sempre confidata con lui non voleva che venisse a sapere del lavoro al fast food.
    Non aveva proprio idea di come avrebbe potuto fare quel pomeriggio per non far scoprire niente a Damon.
     
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