"Un anno ogni anno"

Una favola post-moderna..è gradito un libero giudizio

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    UN ANNO OGNI ANNO


    Annie si svegliò di soprassalto, ultimamente dormiva male e si sentiva sempre stanca. Era come se avesse il cervello affaticato, eppure la convalescenza era finita. Finalmente un anno era passato e i nonni le avevano assicurato che sarebbe potuta tornare a scuola molto presto. I suoi nonni l’amavano molto, la coccolavano e la viziavano ma erano molto ansiosi e fin troppo protettivi. Dopo l’incidente, della quale lei non aveva memoria a causa, le avevano detto, di un’amnesia dovuta allo shock, la convalescenza era stata molto lunga. Almeno un anno a casa, avevano decretato i medici che i nonni avevano interpellato. Un anno di riposo al riparo delle quattro mura della villa dove viveva. Con la possibilità di andare in giardino a fare delle lunghe passeggiate o di fare, magari, una nuotata in piscina. La sua era una prigione dorata, non le mancava niente, tranne il contatto con altri esseri umani. Ma le avevano detto che troppe emozioni le avrebbero fatto male. Quindi, niente scuola, niente amici, niente uscite a fare shopping o altro. Le uniche persone con le quali interagiva erano i suoi nonni e la signora che veniva a fare le pulizie. Lei adorava i suoi nonni, le erano sempre stati vicini dalla morte dei suoi genitori avvenuta, a loro dire, pochi mesi dopo la sua nascita. Loro vivevano praticamente in simbiosi; con la nonna amavano leggere libri romantici e vedere film strappalacrime e poi dipingevano o suonavano il pianoforte. Con il nonno, che amava cucinare, pasticciavano in cucina in cerca della ricetta perfetta. Purtroppo, tale ricerca, terminava sempre con la piena sconfitta della cucina che alla fine sembrava un campo di battaglia. Lei non era mai sola, era sempre con loro e loro vivevano per lei.
    Oggi era un giorno importante.. la sera ci sarebbe stata la festa per i suoi 16 anni e i nonni avrebbero invitato tutti i loro amici, tutti i parenti e tutti i suoi compagni di scuola. Aspettavano da un anno di rivederla, sarebbe stato bellissimo, ci sarebbe stata musica e giochi e ogni tipo di cibo prelibato. Non ricordava molto dei giorni della scuola, ma le avevano assicurato che a poco a poco i ricordi sarebbero riaffiorati, anche se…a volte sentiva come se quel poco che ricordava le sfuggisse via. Improvvisamente, mentre stava ricordando o anche solo pensando a qualcosa, avvertiva come un black out nel cervello e tutto diventava nero…un attimo… e tutto ritornava al suo posto. Era turbata da ciò che le accadeva, ma immaginava fosse dovuto all’affaticamento che ultimamente avvertiva sempre più forte. Forse ne avrebbe dovuto parlare con i nonni.. ma non voleva impensierirli ulteriormente. Basta pensieri! oggi non voleva essere malinconica, non voleva pensare alle piccole incongruenze che a volte le si presentavano davanti agli occhi. Quei diari ad esempio! Li aveva trovati un giorno che i nonni non si sentivano molto bene e non avevano potuto tenerle compagnia come sempre, erano così anziani, così fragili, era tremendamente in pena per loro. Cosa avrebbe fatto quando un giorno sarebbero morti? Quel giorno, girovagando per la grande casa era arrivata chissà come fino in soffitta e si era divertita e rovistare in vecchi bauli corrosi dalle tarme. Bambole antiche, sfibrate dal tempo, la fissavano con occhi vuoti.. chissà a chi erano appartenute. Qualche sua antenata si era sicuramente divertita a giocare con loro, a cambiare i loro vestitini, tenuti gelosamente in una valigetta rosa. Infine, rovistando dentro un baule, aveva trovato un sottofondo e lì, conservati con cura, c’erano dei diari ingialliti dal tempo. Spinta dalla curiosità li aveva letti con timore e riverenza nei confronti di quella giovinetta che tanti anni prima aveva trascritto su quelle pagine i suoi pensieri e le sue speranze. I diari risalivano ad almeno trent’anni prima ed erano scritti con una grafia tondeggiante e piena di arzigogoli che rivelava l’immaturità della giovane scrittrice. Sembrava la sua scrittura, con tutti quegli svolazzi e quelle lettere tonde e morbide; si mise a leggere con rinnovata curiosità e all’improvviso il cuore le saltò un battito. Quel giorno al mare insieme ai genitori, quando la canoa si era ribaltata e la ragazza sconosciuta era piombata in acqua, le ricordava ciò che le era accaduto qualche estate fa. E la festa di compleanno dei dieci anni, quando il clown non era arrivato in tempo per la torta e la bimba aveva pianto calde lacrime era esattamente ciò che era accaduto alla festa dei suoi dieci anni. Andò avanti con la lettura e sempre più tremante trovò innumerevoli coincidenze tra i ricordi di quella lontana ragazza con i suoi.
    Profondamente turbata ne aveva parlato con i suoi nonni e loro si erano lanciati uno sguardo fulmineo per poi guardarla con dolcezza e rassicurarla. Era sicuramente una coincidenza, quei diari appartenevano alla sua bisnonna e chissà come, lei si era fatta sicuramente influenzare dalle situazioni che leggeva e le ricordavano, magari superficialmente, sensazioni che lei stessa aveva vissuto.
    Basta, non voleva pensare più a quei diari. Voleva pensare alla sua fantastica festa di compleanno. Ci sarebbero stati tutti i suoi amici. Chissà se ci sarebbe stato anche quel bel ragazzo che aveva intravisto dalla finestra qualche mese prima. Era il figlio del giardiniere e quel giorno era andato a dare una mano al padre, era bello come il sole, alto e slanciato, con una chioma nera come l’inchiostro. Lei l’aveva osservato lavorare per un po’, beandosi della vista di quei muscoli che lavoravano alacremente, poi all’improvviso lui aveva alzato lo sguardo e due profondi occhi blu l’avevano stordita fissandola intensamente. I due ragazzi si erano osservati a lungo, lei sapeva di essere molto carina, con i suoi lunghi capelli biondi e i lineamenti fini che la facevano sembrare una bambola di porcellana. Lui le aveva sorriso timidamente e aveva alzato una mano in cenno di saluto, lei aveva risposto al saluto sorridendo a sua volta. A quel punto, il ragazzo le aveva fatto cenno di scendere giù e lei era sobbalzata dall’ansia e dall’emozione. Voleva scendere, voleva conoscere quel bellissimo ragazzo, come poteva nuocere alla sua salute conoscere quel ragazzo? Poi, aveva visto il padre avvicinarsi al figlio e parlargli brevemente all’orecchio. Lui aveva ascoltato, provato a protestare ma era stato prontamente zittito dal padre. Poi aveva alzato i suoi bellissimi occhi su di lei, c’era rimpianto in quegli occhi e tristezza. Infine si era voltato ed era andato verso il camioncino parcheggiato lì vicino. Vi era entrato e non era più uscito.
    Era sicura che quella sera avrebbe ritrovato il giovane sconosciuto, ormai era guarita e poteva sopportare l’emozione del contatto con gli altri. La festa, poi la scuola e le gite e le passeggiate e chissà … l’amore.
    Fu con questi dolci sentimenti che aprì la porta ai suoi nonni. Loro la guardarono con amore e la nonna le consigliò di riposare un po’. La serata sarebbe stata stancante e pieni di avvenimenti. Le conveniva dormire per poi potersi divertire di più.
    “Sì” disse Annie guardando la nonna con trepidazione “Forse è meglio che io dorma un po’”…. Chiuse gli occhi e si addormentò.

    Epilogo

    I due si guardarono intensamente negli occhi e poi osservarono con amore la figuretta sul letto. Il dolce viso era sereno e disteso come se fosse addormentata, ma non era sonno quello che pervadeva Annie, lei era “spenta”.
    A breve, come ogni anno, i tecnici della Cybermind sarebbero venuti a prenderla e l’avrebbero poi riportata il giorno dopo. E lei si sarebbe risvegliata, come un’eterna Biancaneve in attesa del bacio del suo principe azzurro, come ogni anno da quarant’anni a questa parte. E loro l’avrebbero amata e protetta come avevano sempre fatto da quando era nata, esattamente 56 anni prima. La loro piccola Annie… così desiderata e tragicamente perduta. Dopo l’incidente … negli anni difficili del coma, le erano stati sempre vicini. La vedevano crescere imprigionata in un corpo che loro stessi non riconoscevano più. Un corpo che sapevano contenere l’essenza vitale della loro piccola Annie. E quando, con le nuove tecnologie, fu possibile trasferire quella scintilla in un Cyber perfettamente umanizzato, loro non ci pensarono due volte. Una parte dei ricordi della loro bimba poteva essere instillata nel cervello robotico, anche se questo processo doveva essere ripetuto annualmente . E loro, ogni anno, avrebbero riavuto indietro un simulacro della loro piccola Annie. E ogni anno, allo scadere del sedicesimo compleanno, lei si sarebbe addormentata e si sarebbe risvegliata esattamente il giorno dopo con in testa i ricordi fittizi della fantastica festa del suo quindicesimo anno!!

    Edited by mokina - 29/1/2014, 19:57
     
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    È bellissima moki!!! Triste ma veramente bella, mi sono venuti i brividi! Dai diari avevo intuito che fossero i suoi, ma semplicemente pensavo che fosse rimasta nel suo corpo che nel tempo era cresciuto e lei non avesse la possibilità di vedere questi cambiamenti. Complimenti :)
     
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  3. .ravennoir.
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    Si,devo dire che mi é piaciuto.molto.come dice kindy triste,ma forse l ho apprezzato ancora di piu per questo motivo.
    Avevo pensato che fossero suoi i diari ma avevo dato un'interpretazione errata: che fosse morta nell'incidente,trent'anni prima,e che si fosse risvegliata come qualcos'altro magari.
    E onestamente mi piace molto molto di piu la tua conclusione!
    Detto questo,complimenti!
     
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  4. Olfen84
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    Avevo intuito che quelli non erano i nonni ma i genitori ma mai mi sarei aspettato un finale così.......un mio giudizio? Molla il lavoro e inizia a scrivere!!
     
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  5. shrya
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    è fantastico triste ma fantastico! sei bravissima!
    continua così!!!!! ^_^
     
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  6. Esse10
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    sono daccordo con tutti loro è bellissima e toccante davvero una storia ben strutturata ed emozionante :D continua a scrivere e facci leggere qualcos'altro
     
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    Wow... bello!! Si,sicuramente malinconico.. l'idea è originale e il finale una sorpresa, io pensavo ad una qualche forma di reincarnazione. E poi ci sai fare con le parole.. regalaci qualcos'altro!!
     
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  8. AceVeentura1
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    terzo rigo : errore di battitura potuto (POTUTA ) tornare a scuola molto presto.

    Comunque, uao , che altro dire? complimenti
     
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    Oops!!! Comunque grazie a tutti. E' la prima volta che scrivo qualcosa e sono contenta che stia incontrando il vostro favore ;)

    @Olfen... io il lavoro lo lascio... ma poi mi mantieni tu ;)
     
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  10. FEDE1509
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    E brava Mokina! Ho cominciato la lettura non sapendo bene cosa aspettarmi....paranormal, urban, distopico mi rimbalzavano nella testa, ma nessuna si adattava in realta' al corpo del racconto...la fine mi ha proprio spiazzato...una bella sorpresa. Come hanno detto molti, e', si triste e malinconico, ma io ci voglio vedere anche tanta speranza....la speranza di due genitori di non aver perso del tutto la loro figlia....
    Io ci vedrei anche degli spunti perche' non resti solo una breve storia, ma magari cominci a diventare un lungo racconto... :book:

    Continua cosi! ;)
     
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    Bello mokina brava davvero! :yep: perfetto fino all'epilogo... mi spiego: mi piace molto l'idea della robotica ma non che l'unico scopo per cui sia stata ricreata sia per i genitori che non se ne sono voluti separare... per me non è solo triste ma (perdona il termine troppo forte ma al momento non me ne viene uno migliore) è turpe, io non vedo speranza come dice Fede nel far vivere ad una persona o in questo caso all'essenza di essa una finta vita, che dura un anno di prigionia... non mi è piaciuto questo aspetto, troppo egoismo in genitori così, mi dispiace -_-
    Mi piace però come scrivi quindi continua a proporci tuoi lavori :sifua:
     
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  12. FEDE1509
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    CITAZIONE (Fufl @ 30/1/2014, 13:53) 
    ...perfetto fino all'epilogo... mi spiego: mi piace molto l'idea della robotica ma non che l'unico scopo per cui sia stata ricreata sia per i genitori che non se ne sono voluti separare... per me non è solo triste ma (perdona il termine troppo forte ma al momento non me ne viene uno migliore) è turpe, io non vedo speranza come dice Fede nel far vivere ad una persona o in questo caso all'essenza di essa una finta vita, che dura un anno di prigionia... non mi è piaciuto questo aspetto, troppo egoismo in genitori così, mi dispiace -_-

    Certo parlo di speranza come sentimento vissuto da questi genitori e comunicato a me da questo racconto. In mezzo a tanta tristezza e angoscia, c'ho voluto vedere anche una nota positiva, per quanto l'amore provato da queste due persone sia malato ed egoista. Non ho detto che sia giusto o sbagliato, non mi metto a giudicare, io per prima non saprei come potrei reagire di fronte alla perdita di un figlio, soprattutto se prematura.La morte di una persona cara, ancorché di un figlio, porta con sé sentimenti troppo forti ed ognuno reagisce al dolore provato in maniera diversa. Ciò che accade nel racconto magari potrei anche capirlo, anche se non condividerlo.
     
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    In effetti è difficile non colpevolizzare l'egoismo dei due genitori, anche se dettato dal più profondo degli amori. Non augurerei a nessuno la "vita" che riservano a loro figlia :huh:
     
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    CITAZIONE (FEDE1509 @ 29/1/2014, 20:58) 
    Io ci vedrei anche degli spunti perche' non resti solo una breve storia, ma magari cominci a diventare un lungo racconto... :book:

    Io comunque sono d'accordo con Fede su questo punto ;)
     
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    Con tanti nuovi utenti arrivati ho pensato di "uppare" il mio raccontino per riproporvelo un'altra volta ;)
     
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